Autore
Emma Dante
Regia
Emma Dante
Organizzazione
Daniela Gusmano
Armature
Gaetano Lo Monaco Celano
Luci
Cristian Zucaro
Foto
Clarissa Cappellani
Musica
 
«Aujourd'hui, maman est morte. Ou peut-être hier, je ne sais pas»
L'étranger - Albert Camus

In fondo allo spazio scenico, in una fascia di penombra di una superficie indefinita, sette figure avanzano a passo cadenzato. Non se ne vedono gli occhi, né i visi: è permesso di scorgere solo il perimetro dei loro corpi. Sono corpi a lutto, mescolati: vivi e morti. Sono quelli delle sorelle Macaluso. Gina, Cetty, Maria, Katia, Lia e Pinuccia, ricordano una di loro, Antonella, morta qualche anno prima. Rievocano una giornata al mare, parlottano, ridacchiano beffarde, si rinfacciano, si perdono in un gioco di risate scroscianti.

Il giorno in cui Antonella andò via, i vivi lottarono contro i morti per tenerla tra loro, come in una battaglia tra Pupi siciliani. Era la lotta, a suono alluminio, tra l’illusione dell’immortalità e l’inevitabile conclusione della vita. La stessa lotta le sorelle la dovranno fronteggiare quando se ne andrà il padre, raggiungendo la madre in una dimensione di felice e costante abbraccio e il nipote/figlio, uomo frustrato da una realizzazione mai raggiunta. Ogni volta il distacco dell’anima è doloroso e genera un nuovo rapporto con chi se n’è andato, in una dimensione ambrata.

Emma Dante regala la sua cruda poesia, vestendo il tetro annuncio di morte di colori sgargianti. Mescola spiriti e corpi, rivela una dimensione di interscambio che è viva e vera: quella del rapporto con le anime. Conferisce loro dei corpi, le rappresenta nel rapporto continuo con i vivi. È una dimensione che appartiene a tutti, che fa parte del presente in maniera evanescente. Viene da chiedersi: «In definitiva io sugnu viva o morta?». Proprio come fece la nonna di un suo amico nel delirio della malattia, una notte: «Avi ca sugnu morta e ‘un mi dicìti niente p’un fàrimi scantàri» (Io sono morta da un pezzo e voi non me lo dite per non spaventarmi).

Nello spazio scenico otto attrici e due attori danno vita a una rappresentazione generosa, fisica ed emotiva, eliminando qualsiasi sentimentalismo. Il lavoro instancabile sui corpi richiama la ripetitività di Fabre e il libero controllo di Pina Bauch. Rimane difficile non farsi toccare l’anima, perché in tutti brucia il dolore di chi si è perso per sempre. [giovanna gentile]

Interpreti
Serena Barone, Elena Borgoni, Sandro Maria Campagna, Italia Carroccio, Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniele Macaluso, Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier
Produzione
Teatro Stabile di Napoli, Théatre National (Bruxelles), Festival D’Avignon, Folkteaten (Goteborg), in collaborazione con Atto Unico /Compagnia Sudcostaoccidentale
In scena
Romaeuropa Festival, Palladium 29 gennaio-9 febbraio
Anno
2014
Genere
performance