La serva
Autore: Gianni Clemente Adattamento:
Regia: Maurizio Panici
Scene: Costumi:
Musica: Stefano Saletti Luci:
Produzione:
Interpreti: Crescenza Guarnieri
Anno di produzione: 2009 Genere: monologo
In scena: fino al 25 gennaio 2009 al Teatro Argot, Via Natale Del Grande, 27 | Telefono 06 5898111 | 06.5814023

Le illusioni, la ricerca dell’amore, il bisogno di avere un coito, la solitudine, la disillusione, la vita. L’arrivo di Estrella (una convincente Crescenza Guarnieri, il cui accento argentino lascia increduli e catturati per tutta la durata del monologo) nel El Primer Mundo (il Primo Mondo, è proprio così che viene percepita l’Europa in Centro America), rappresenta la fine delle illusioni e lo scontro con la realtà quotidiana, che porta in serbo un abito rosso indossato “solo una volta dalla padrona” da usare con cura; la consapevolezza che ormai “si vive in attesa del giovedì”; il ricordo dell’amore mai consumato con Santiago che si schianta nel teatro con un urlo muto.
Estrella lavora come serva in una famiglia borghese.
La Guarnirei tiene l’attenzione dello spettatore su di sé, è perfettamente in grado di muoversi con semplicità e naturalezza all’interno della scena che rappresenta una stanza, arredata da un tavolo e una sedia. Sullo sfondo uno specchio, mezzo per la sua preparazione per l’unica serata libera della settimana e insieme riflesso della misera realtà in cui vive ora Estrella. I soldi messi da parte, per esempio, sono stati utilizzati per comprare un’utilitaria da usare solamente il giovedì per andare in balera. Estrella è sazia di queste serate settimanali, perché “una vera donna non immagina l’amore… Lo fa; una vera donna non sogna la vita… La dà”. Anche se a lei non è stato concesso.
Maurizio Panici offre una regia scarna, senza troppe intromissioni, che lascia ampio spazio alla recitazione. La scena dominata dal rosso (pareti, vestito, rossetto, borsa, scenografia e scarpe) è simbolo della passione vitale della protagonista. Le musiche fanno da contraltare ai sentimenti di Estrella.
Un testo forse a tratti scontato quello scritto da Gianni Clemente, ma che grazie alla bravura della Guarnieri diventa un esempio di teatro contestualizzato nella realtà. [valentina venturi]