Sei personaggi in cerca d'autore
Autore: Luigi Pirandello
Regia: Giulio Bosetti
Movimenti mimici: Marise Flach Musica: Giancarlo Chiaramello
Luci: Mirko Oteri Costumi: Carla Ricotti
Produzione: Teatro Carcano
Interpreti: Antonio Salines, Nora Fuser, Silvis Ferretti, Umberto Terruso, Marina Bonfigli, Edoardo Siravo, Giovanna Rossi, Elio Aldighetti, Anna Canzi, Caterina Bajetta, Nadia Moretti
Anno di produzione: 2009 Genere: drammatico
In scena: fino al 24 gennaio al Teatro Quirino - Roma

Un capocomico si ritrova, durante le prove in teatro, faccia a faccia con sei personaggi… In cerca di un autore. Sono personaggi nati dalla mente artistica di qualcuno e poi abbandonati, non realizzati drammaturgicamente.
Nasce allora un confronto serrato tra la compagnia di attori immersi svogliatamente nelle prove di uno spettacolo, e questi personaggi che esigono, tirannicamente, che il loro dramma imperituro si ripeta di scena in scena: il Capofamiglia, il padre, pensando di fare il bene della moglie – e di se stesso – l’abbandona in modo che questa possa vivere la sua vita accanto ad un altro uomo, ritenuto più adatto a lei. Questo gesto porta il dramma nella famiglia: la figlia è pronta a vendersi al miglior offerente ed il figlio viene corroso da una rabbia inespressa. Il tutto è messo in scena dai personaggi davanti agli attori in un gioco di specchi tra realtà e finzione, creazione artistica e verità. Ma quale verità poi? In fondo siamo sempre a teatro…
Scritto nel 1921 da Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore è il corrispettivo di quanto avvenne in altre arti come la musica con la dissonanza, la poesia con giustapposizione di parole e frasi senza senso e la pittura con le sue macchie di colore: l’esaltazione dell’abbozzo e dell’inespresso, come ricorda Corrado Alvaro in uno scritto del 1953.
Il compianto Giulio Bosetti, scomparso durante la vigilia di Natale, cura la nuova messa in scena ad opera della Compagnia del Teatro Carcano che ha debuttato tra ripetuti applausi al Teatro Quirino di Roma. Una messa in scena ottocentesca, dominata da un’estetica fortemente espressionista con i profondi scuri su cui si stagliano i bianchi delle vesti degli attori e i visi pallidi dei personaggi.
Nulla è lasciato al piacere dell’occhio, tutto è funzionale alla parola drammaturgica che è sovrana, anche attraverso una recitazione costantemente sopra le righe che non ci ha convinto pienamente. Su tale scenario si staglia invece la performance calibrata e convincente di Antonio Salines nel ruolo de Il Padre che, contrariamente al resto della compagnia, recita in mezzi toni, utilizzando chiaroscuri vocali, sfumature, i grigi. Da solo vale il prezzo del biglietto.
[fabio melandri]