Sangue sul collo del gatto


Anno
2012

Genere
dramma

In scena
fino al 22 aprile
Teatro India | Roma

Autore
Rainer Werner Fassbinder
Adattamento/Traduzione
Roberto Menin
Regia
Fabrizio Arcuri
Scene
Andrea Simonetti
Costumi
Marta Montevecchi
Luci
Diego Labonia
Video
Lorenzo Letizia
Interpreti
Michele Andrei,
Miriam Abutori,
Matteo Angius,
Gabriele Benedetti, Fabrizio Croci,
Emiliano Duncan Barbieri, Pieraldo Girotto, Francesca Mazza, Fiammetta Olivieri,
Sandra Soncini
Produzione
Accademia degli Artefatti

 

L’Accademia degli Artefatti conclude il “Dittico degli ideali” con un testo del 1968 del regista e drammaturgo tedesco Rainer Werner Fassbinder “Sangue sul collo del gatto”. Dopo “Orazi e Curazi” di Bertold Brecht, portato in scena nel 2011, il regista Fabrizio Arcuri prosegue la sua “operazione vintage per rintracciare nel passato le cause e i segni della desolazione del presente in cui viviamo”. Un’aliena viene mandata sulla Terra per un reportage sulla democrazia terrestre. Assiste così a monologhi e interazioni di alcuni individui, che rappresentano, nelle loro tipologie, un sunto dell’umanità intera. Ma pur conoscendo alcune parole, non capisce il linguaggio umano, che impara mano a mano. Si limita a collezionare frasi e gesti, nel tentativo di interpretare il senso di ciò che vede, rivelando così l’impossibilità della comunicazione tra esseri umani.

Dieci attori si muovono su un palcoscenico che ruota, immersi in luci da video musicale pop: c’è il maestro, il macellaio, la prostituta, l’amante, il soldato, il poliziotto, gli amanti; una sequela di personaggi tragicamente rinchiusi nei confini della propria esistenza. L’aliena, che Arcuri immagina come una sorta di Ziggy Stardust, osserva, ripete: li segue, ma non capisce.

Come sempre in Fassbinder, le relazioni sessuali sono specchio delle relazioni sociali, con sui si apparentano per il potere, per la violenza insita, per lo scambio di pecunia. Non c’è tenerezza, non c’è redenzione: solo il degrado di un’umanità anarchica, che ha perso ogni utopia politica e ogni possibilità di comunicare. Allestimento interessante, bravi gli interpreti come anche il regista, per una pièce che mantiene la sua attualità malgrado i 40 anni che ci dividono dalla stesura. Eppure rimane vivida la sensazione di un puro e freddo esercizio di stile, che poco coinvolge emotivamente lo spettatore.
[francesca romana buffetti]