Orchestra in sciopero
Autore: Claudio Remondi, Riccardo Caporossi
Regia: Claudio Remondi, Riccardo Caporossi
Scene: Costumi:
Luci: Musiche: Sergio Quarta e Sandra Ugolini
Produzione: Club-Teatro: Rem & Cap Proposte
Interpreti: Riccardo Caporossi, Sergio Quarta e Sandra Ugolini
Anno di produzione: 2008 Genere: musicale
In scena: fino al 23 Novembre al Teatro Piccolo Jovinelli Via Giolitti 287 - 00185 Roma,
Tel. 06 492715222 – 06 44340262

Claudio Remondi e Riccardo Caporossi creano questo spettacolo dall'unione di molti lavori pregressi, raccogliendo le produzioni più che trentennali del loro connubio artistico. Versi brevi e strofe sono raccolti in forma cantata che, a volte, si trasforma più in parlare ritmato ed intonato che in classica esecuzione canora. Lo spettacolo, conseguentemente, ha come tutte le produzioni della storica coppia del teatro italiano, l'obiettivo della ricerca di nuovi linguaggi teatrali.
Si narra d'attualità e grandi temi attraverso metafore, evocando immagini che lo spettatore potrà cogliere solo se il livello d'attenzione riuscirà a non scemare bruscamente. Nonostante risulti difficile mantenere accesa la fiamma dell'interesse e della curiosità quando i tempi sono così diluiti, bisogna comunque dare atto agli autori della loro grande tecnica, compositiva ed esecutiva. Si rimane affascinati dalla perfetta sincronia di musica e parole cui si assiste: non a caso viene sottolieato che "Concertare" è un termine latino che significa "combattere fianco a fianco", ed infatti gestualità e parole sembrano unirsi agli strumenti suonati in scena come in una macchina perfetta.
Tra una rima e l'altra, anche il pubblico viene inserito nel meccanismo, coinvolto direttamente nel creare sonorità assieme a musicisti ed attori. Il quarto muro si rompe e così, stando alle parole dell'attore, se "l'Orchestra [è] scioperante", il "pubblico [è] operante". L'obiettivo sembra raggiunto, più per soddisfazione e gioco degli autori che per il pubblico in sala (spesso ignaro di cosa stia accadendo sul palco). Tra metafore costruite sull’attenzione maniacale per gli accenti, su sottili accostamenti di termini, su tempi estremamente diluiti e temi d'aulica morale, lo spettatore ha la sensazione di sentirsi soffocato dai significati, rischiando persino, qualora non conosca il tema trattato, di non cogliere la soluzione dell'equazione.
Da notare, nella speranza che sia un problema tecnico facilmente risolvibile, il pessimo bilanciamento audio che ha reso incomprensibili molte frasi, sovrastate dal volume strumentale. [simone salis]