Gli occhi di Piero
Autore: Massiliamo Coccia Adattamento:
Regia: Marco Simeoli
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Luci: Gabriele Barettin Musica: Lorenzo Marsili, Luigi Pulcinelli
Produzione: Artinconnesione
Interpreti: Fabrizio Giannini
Anno di produzione: 2008 Genere: dramma

In scena: dal 17 al 29 novembre al Teatro Orologio di Roma, Sala Grande

Brecht non poteva concepire il teatro separato dalla sua funzione civile, educativa, informativa. Oggi c’è ancora la necessità che il teatro continui ad esercitare questa funzione, ancora, soprattutto per le giovani generazioni che ignorano episodi drammatici della storia del nostro paese.
Il lavoro di Massimiliano Coccia, un giovane autore, esperto di storia contemporanea, ha mirato proprio a questo, fare in modo che la gente non dimentichi. Per questo, dopo aver pubblicato nel 2006 un libro intitolato Gli occhi di Piero, ne ha fatto uno spettacolo insieme a Fabrizio Giannini coautore ed interprete del monologo. A pochi giorni dall’anniversario della morte, il lavoro prende il titolo dal libro omonimo e racconta la storia di Piero Bruno, un giovane studente diciassettenne di un istituto tecnico romano appartenente a lotta continua che il 23 novembre 1975, durante una manifestazione per la liberazione dell’Angola, fu ferito da due colpi di pistola, sparati dalle forze di polizia. Lasciato lì agonizzante, muore dopo tre giorni in ospedale. Da quel momento via Ludovico Muratori sarà chiamata per diversi anni la via della morte, per questa giovane vita finita così ingiustamente e violentemente.
La storia ci viene raccontata da Alfredo, portiere di via Ludovico Muratori, figlio di portiere, il papà si chiamava Gustavo ed aveva assistito impotente al ferimento di Piero senza poterlo aiutare. Di tutta la scena, quello che colpisce il vecchio Gustavo sono occhi, quelli di un diciassettenne che credeva nei suoi ideali e sperava di poter cambiare il mondo. Alfredo, il figlio, alternandosi al padre, ci racconta la storia non solo di Piero, ma degli anni Settanta, gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, della strage del Circeo, dell’omicidio di Pasolini, delle prime uscite con le ragazze, quando ancora ci si scrivevano le cartoline e la vita era vissuta con ritmi diversi da oggi.
Lo spettacolo è ben diretto da Marco Simeoli che ha optato per soluzioni registiche semplici e al tempo stesso originali, proiettando opportunamente anche alcuni video d’epoca. Bravo Fabrizio Giannini, dotato di una recitazione spontanea, fortemente comunicativa, che spazia dal comico al drammatico. Adeguata anche la scelta della colonna sonora originale creata da Lorenzo Marsili e Luigi Pulcinelli, integrata dall’utilizzo di famose canzoni degli anni ’70. Buone le luci d’atmosfera di Gabriele Barettin. [annalisa picconi]