Autore
Grazia Verasani
Regia
Elena Arvigo
Scene
Lorenza Indovina
Costumi
Ginevra Polverelli
Luci
Paolo Meglio
Coreografie
Musica
 Giuseppe Fraccaro

L’espiazione di una colpa inconfessabile come l’infanticidio, costringe quattro donne dai temperamenti diversi tra loro alla convivenza forzata nelle stanze di un ospedale psichiatrico giudiziario. Lontane anni luce dagli show televisivi che hanno segnato tragedie simili alle loro, Vincenza, Eloisa, Rina e Marga, al massimo hanno visto i loro volti immortalati sulle pagine dei quotidiani locali, a corollario di articoli deformati dall’approssimazione di cronisti improvvisati. Se Vincenza (Amanda Sandrelli) si presenta come la più matura del gruppo, tanto da tenere un diario per i figli, Eloisa (Elena Arvigo), un passato da attricetta in film di serie B, appare come l’animo inquieto della compagnia, mentre Rina (Xhilda Lapardhaja) è la più giovane e anche la più instabile psicologicamente. Chiude il cerchio la new entry Marga (Elodie Treccani), amante dei libri e della poesia, ma con una vita del tutto anonima alle spalle. In una routine fatta di accuse, scuse e piccoli gesti quotidiani, il filo nero della colpa tiene unite le esistenze mutilate di queste donne e il loro fissarsi negli occhi, soprattutto nei momenti di tensione, lascia emergere i contorni dei fantasmi di cui non possono più disfarsi.

Tratto dal dramma teatrale “From Medea” di Grazia Verasani, già autrice di “Quo vadis, baby?” e di “Tutto il freddo che ho preso”, “Maternity Blues” relega lo spettatore in un labirinto pieno di ombre senza concedere un giudizio morale. Elena Arvigo, reduce dal successo di “Torre d’avorio” di Ron Howard con Luca Zingaretti, è contemporaneamente attrice e regista di questo dramma a quattro voci che si distingue per la cura delle sfumature psicologiche. Amanda Sandrelli, Xhilda Lapardhaja e soprattutto Elodie Treccani, l’unica delle protagoniste che ha preso parte alla versione cinematografica di “Maternity Blues” presentata nel 2012 al Festival del cinema di Venezia, riescono ad imprimere un ritmo serrato alla vicenda. La scenografia, curata da Lorenza Indovina, trabocca di oggetti all’apparenza anonimi ma che in realtà rappresentano elementi fondamentali per le povere vite delle protagoniste: il diario di Vincenza, la radio di Eloisa, l’orsetto di Rina, i libri di Marga. Le luci giocano un ruolo di primo piano, in particolare quando si abbassano fino all’oscurità come ad esaltare il buio interiore delle recluse. Da perfezionare il suono. [valerio refat]

Interpreti
Elodie Treccani, Amanda Sandrelli, Xhilda Lapardhaja, Elena Arvigo
Produzione
Compagnia SantaRita in collaborazione con Diritto e Roves
In scena
fino al 2 marzo 2014 al Teatro Belli | Roma
Anno
2014
Genere
drammatico