La lampadina galleggiante


Anno
2012

Genere
commedia

In scena
in turnè

Autore
Woody Allen
Regia
Armando Pugliese
Scene
Andrea Taddei
Costumi
Silvia Polidori
Luci
Valerio Tiberi
Interpreti
Mariangela D'Abbraccio,
Mimmo Mancini,
Fulvio Falzarano,
Barbara Giordano,
Luca Buccarello,
Emanuele Sgroi
Produzione
Teatro della Città

 

Nell'oscurità più totale una lampadina fluttua nello spazio oscuro, introducendo un ambiente e una serie di personaggi che sembrano anch'essi fluttuare tra realtà ed immaginazione, quotidianità e surrealtà.
Mimmo, il capofamiglia che sogna di vincere alla lotteria e fuggire lontano dagli strozzini e dalla miseria di un locale di quart'ordine dove svolge l'attività di cameriere, insieme alla giovane amante. La madre, che sognava di fare la ballerina ed invece è costretta a vendere fiammiferi personalizzati per corrispondenza e a desiderare una vita migliore per i due figli: il più piccolo con fantasie piromani e distruttive, il più grande che sogna di fare il prestigiatore ma è terrorizzato dal contatto con il pubblico. Infine un agente teatrale che sogna Broadway, ma il miglior cliente è un presunto cane parlante.
Il tutto inserito in una New York degradata del 1945, ben ricostruita nelle linee generali e nelle atmosfere dalle scene di Andrea Taddei, capace di sfruttare appieno l'immobilità delle quinte, ricreando ambienti diversi e funzionali.

La lampadina galleggiante è la storia di una famiglia ebrea, scritta da Woody Allen e per la prima volta rappresentata in Italia con la regia di Armando Pugliese. Si tratta di uno spettacolo che ha vissuto mari agitati prima del debutto ufficiale il 17 gennaio al Teatro Quirino, in seguito alla sostituzione dell'annunciata protagonista Giuliana De Sio con la brava Mariangela D'Abbraccio, capace in poco tempo di calarsi nei panni di un personaggio complesso, fragile, comico e drammatico al tempo stesso, prendendone le giuste misure e conquistando il pubblico con una performance asciutta e convincente.

Una drammaturgia in equilibrio tra realtà e fantasmagoria, che richiama le atmosfere meno lugubri ma concettualmente identiche della pellicola del regista newyorkese "Ombre e Nebbia", dove i personaggi immersi in una realtà triste e difficoltosa, venivano proiettati in un universo 'alternativo', dominato da magia ed illusione.

Un confronto/scontro quasi avanguardista tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere, realtà e surrealtà; una messa in scena rigorosa, un buon ritmo narrativo ed un'amalgama tra i componenti della compagnia che fanno ben sperare nel proseguo di una tournée che sicuramente incontrerà, per le polemiche di cui prima, acque perigliose ed agitate.
La stessa lampadina che apre lo spettacolo, fa la sua comparsa in chiusura, in un'ideale parentesi all'interno della quale tutto, ma proprio tutto può accadere. Tra finzione e verosimiglianza a tutto si può credere, perfino alla magia... La stessa che caratterizza questa meravigliosa arte che è il teatro.
[fabio melandri]