Autore
Peter Handke
Regia
Wernwe Waas, Nicola Danesi de Luca, Iacopo Fulgi
Scene
Costumi
Luci
Coreografie
Musica
 

Nell'ambito del progetto: “La terra sonora. Il teatro di Peter Handke” a cura di: Valentina Valentini e Francesco Fiorentino in collaborazione con: SCUOLAROMA - coordinamento Daria Deflorian con il contributo di: Centro Teatro Ateneo | Sapienza Università di Roma | Università Roma Tre – Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture straniere | Istituto Italiano di Studi Germanici | Forum Austriaco di Cultura di Roma | Goethe Institut | Teatro Biblioteca Quarticciolo.

Si dice che Kaspar Hauser fosse il figlio del granduca Carlo di Baden e della sua amante Stefania Beauharnais, e che fosse stato rapito dalla vedova del granduca con lo scopo di assicurare la successione ai figli. Si dice anche che Kaspar sia vissuto come un vagabondo e che sia morto in seguito a una ferita. Della misteriosa morte non è certo che si sia trattato di omicidio o di suicidio, fatto sta che la vicenda ha ispirato registi e romanzieri. Peter Handke nel 1968 ha preso spunto dalla vicenda per elaborare “Kaspar“, un testo teatrale di rottura, come quelli che avevano caratterizzato la produzione nell'epoca della sperimentazione minimalistica.

Nella mise en espace di Wener Waas e Tony Clifton Circus “Kaspar“ conserva il tratto fondamentale attribuito da Handke, di uomo inconsapevole, sul quale grava pesantemente la parola: il linguaggio, secondo Handke, sarebbe un'imposizione sull'uomo da parte di un sistema che lo manipola e lo costringe a comportarsi in un modo “sociale”; forse, spinge a pensare Handke, l'uomo da solo non avrebbe questa esigenza. Più che una riflessione sull'omologazione cui l'umanità è stata sottoposta sin dall'epoca della rivoluzione industriale, il focus è sul dubbio dell'esigenza di un codice comunicativo fatto dal linguaggio che conosciamo. La nostra coscienza interiore potrebbe non averne bisogno. E allora nello spazio scenico Kaspar è un uomo dalla coscienza “vuota” che subisce le parole che gli arrivano dall'alto; è ingenuo e inconsapevole e nella sua goffaggine autistica pronuncia a ripetizione un'unica frase: «Io vorrei diventare un tale come già un altro fu». Poi, gradualmente, le parole lo bombardano, lo circondano, lo torturano e lo riempiono, fino a che si adegua a diventare come tutti gli altri.

Werner Waas e Tony Clifton Circus lo rappresentano con una capacità espressiva e immaginifica sorprendente: la scansione ritmica della parola è costante e presente lungo tutta la messa in scena. Le immagini che si susseguono, nate dall'ingegnosa fantasia dei tre esilaranti interpreti, sono varie e alternate con maestria. Il progetto “La terra sonora. Il teatro di Peter Handke” è un contenitore che raccoglie seminari, letture, spettacoli, laboratori, traduzioni e pubblicazioni. L'intento è di attirare l'attenzione di studiosi, artisti e pubblico sulla produzione teatrale di Handke che, dopo il successo degli esordi in Italia alla fine degli anni Sessanta, è stata rimossa, nonostante lo scrittore austriaco abbia continuato ad avere una fertile attività. [giovanna gentile]

Interpreti
Wernwe Waas, Nicola Danesi de Luca, Iacopo Fulgi
Produzione
Werner Waas e Tony Clifton Circus, con la collaborazione di L'Officina Atelier Marseillais de Production
In scena
ROMA, Teatro Quarticciolo 16 maggio 2014
Anno
2014
Genere
commedia