IL FESTINO
Autore e Regia: Emma Dante
Luci: Antonio Zappala
Costumi: Cristiana Ricceri
Produzione:Sud Costa Occidentale, in collaborazione con Festival delle Colline Torinesi e Nuovo Teatro Nuovo
Interpreti: Gaetano Bruno
Anno di produzione: 2006 Genere:
In scena: 18 - 29 aprile, teatro Piccolo Ambra Jovinelli, Roma; 24-25 giugno Torino, Festival delle Colline Torinesi
Buio, chiacchiere interrotte, la platea si prepara, trattiene il respiro, sta per iniziare il nuovo spettacolo di Emma Dante, si sente l'attore arrivare sul palco, fruscii, cigolii, ancora buio, colpi di tosse, attesa, buio e poi luce: stretto in un vestito elegante, Gaetano Bruno si anima improvvisamente e confonde le idee. Un berretto di lana gli copre il viso, le sue mani giocano con una trombetta, ma qualcosa non torna: non si capisce se è di fronte o di spalle. Guardi le mani e ti sembra di spalle, guardi i piedi e sembra di fronte. Ti stupisce, ti disorienta e ti ipnotizza. E questo è solo l'inizio. Poi capisci, scopri il "trucco", ma non hai il tempo di entusiasmarti perché lui è già diventato altro: un piccione, un autistico, un bambino, ma anche un vecchio. Finalmente la t-shirt ti dice che si chiama Paride e il pubblico è vinto perché non fiata, non pensa, guarda e s'inebria. Questo, proprio questo, è il momento giusto: ora lui può finalmente raccontare la sua storia. E che storia. E che famiglia. Perché, si sa, Emma Dante parte sempre dal nucleo madre/padre/figlio, ma questa volta non ha un gruppo da orchestrare, ma un attore che si sdoppia e che regala un pezzo della propria vita. Gaetano Bruno si dona sul palco per narrare la storia di due fratelli gemelli: uno malato nelle gambe e l'altro nella testa, "uno più aggrippato dell'altro". Una storia fatta di solitudine, dolore, emarginazione, ma anche di fantasia. È il giorno del compleanno e gli invitati sono otto scope, amiche di una vita passata in uno sgabuzzino che, col tempo, da luogo di punizione è diventato un posto di svago: "All'inizio avevo paura, mi mancava l'aria e le scope mi guardavano storto! Ce n'è voluto di tempo prima di farci amicizia! Gli ho dato dei nomi e ho cominciato a parlarci". Già questo è un bel pugno nello stomaco, ma siamo solo a metà. Il colpo vero, quello che fa male, arriva con Jacopo, il fratello gemello, quello dalla mente lucida e dalle gambe deboli. Qui Gaetano Bruno compie una vera magia, fatta di tecnica superba e di passione pura per questo mestiere: si sdoppia realmente. A torso nudo prende in braccio il suo fratellino per farlo camminare. È di spalle e incrociando le braccia, "dona" le proprie mani al fratello. Lo abbiamo fatto tutti il gioco di abbracciarci da soli, creando l'illusione di avere qualcuno di fronte. Ma lui supera persino l'illusione: è così pulito, bravo, perfetto che davvero ti sembra di vedere Jacopo aggrappato a lui, che gli fa i dispetti, che gli mette le dita nelle orecchie, che gli tira i capelli. Non si può descrivere una tale magia, una tale bravura. Si può solo pensare a quanto studio, dedizione e chissà, forse dolore, c'è dietro a un tale "incantesimo". Ancora più delle altre volte ti chiedi: ma Emma Dante come fa? Come fa a modellare così gli attori? Come fa a convincerli a un tale dono? Nessuno lo sa, forse solo chi lavora con lei. Noi, possiamo solo dire: per fortuna che ci riesce; per fortuna che ci sono attori così altruisti. Quasi quasi vorresti che sulla locandina ci fosse scritto "Il festino" di Gaetano Bruno ed Emma Dante. [marzia turcato]