Hero - Diario di una cattocomunista


Anno
2011

Genere
monologo

In scena
in turnè

Autore
Edda Gaber
Regia
Edda Gaber
Interpreti
Edda Gaber

 

Un pubblico abituato a vedere tatuaggi inguinali può apprezzare il coraggio di un’attrice che con orgoglio mostra il seno menomato?
Il dolore di Emma Gaber nel "Diario di una cattocomunista" è il dolore di tutte le donne. Comincia da bambina quando il padre le insegna a camminare vicino al muro per abituarla alla protezione di un uomo che verrà, senza però averne dato l’esempio con la madre; un padre che svolge i compiti con lei, ma è anche altrove, con un’altra donna e un altro figlio e lei, figlia a sua volta, si sente tradita, abbandonata, sola.
Finge distacco, ma quel dolore la insegue negli uomini futuri, che più che un muro di protezione diventano un muro contro cui schiantarsi, nel mare di illusioni disattese.
Cerca allora l’amore nella «drammaturgia», nell’arte senza ricatto, compromesso, o denaro. Ma non basta, perché vi cerca la purezza, la fiamma della vita. Il dolore la porta ad ammalarsi, a consumarsi. Poi, la follia, il manicomio e l’obnubilamento da psicofarmaci.
Può l’arte essere un rimedio alla sofferenza? Sì. L’artista diventa lo strumento, in alcuni casi il capro espiatorio della difficoltà del vivere, con quella sincerità sfrontata e cruda che solo il dolore più estremo sa mostrare.
Due animi si affrontano in Edda, eros e thanatos, amore e morte, infinito e tenebre, dolore e sarcasmo. Una lotta che trova liberazione nella rappresentazione scenica. Pace. Perché questo è il senso stesso di fare arte: comunicare, condividere con il pubblico quello che non si riesce a condividere nemmeno nella vita di tutti i giorni, in un rito collettivo che affranca da tutti i malesseri.
La risposta alla domanda iniziale è: Sì, si può apprezzare il coraggio di un’attrice che si mette a nudo, a patto che non dimentichi che quel dolore va accompagnato, forse sfumato, compensato da un tono più alto del sarcasmo per dare la possibilità a tutti, anche a coloro che quegli abissi non li vogliono sondare, di essere in grado di comprenderli senza esserne spaventati.
Spettacolo coraggioso, ritratto fedele di ogni donna, sotto il vestito tutto.
[deborah ferrucci]