Hell – Un’altra storia del moro di Venezia
Autore: William Shakespeare Adattamento: Francesco Giuffrè, Riccardo Scarafoni
Regia: Francesco Giuffrè
Scene: Paki Meduri Costumi: Roberta Orlando
Musica: Andrea Amendola Luci: Beppe Filipponio
Produzione: EffeGiDi
Interpreti: Federica De Cola, Mauro Mandolini, Giorgio Marchesi, Marta Nuti, Riccardo Scarafoni
Anno di produzione: 2009 Genere: drammatico
In scena: fino al 7 Febbraio al Teatro Piccolo Eliseo di Roma

Il fazzoletto è un fiore bianco che cresce grazie alla luce della luna, proviente da un buco nel soffitto. Otello vive il sogno d’amore con Desdemona nell’oscura protezione di un bunker, al riparo dalla vita reale. La realtà è un sottofondo costante, fatto di spari e bombe che esplodono. Fuori la guerra imperversa, ma Otello e Desdemona coltivano il loro amore proprio come si coltiva un fiore, giorno dopo giorno.
Hell è un’altra storia del moro di Venezia, un racconto diverso riadattato da Francesco Giuffrè con l’attore Riccardo Scarafoni (un camaleontico Iago) e di cui cura anche la regia. Il suo Otello non è nero; il suo Otello è un sovrano anziano, tanto vecchio quanto perdutamente innamorato (un bravo Mauro Mandolini che regala un “Moro” diverso, più intimo). L’amore contro natura è il pensiero che Iago fa lentamente intrufolare nella mente del re. Desdemona ha vent’anni, la freschezza e l‘ingenuità tipiche di quell’età. Il tarlo della gelosia, nello spettacolo di Giuffrè, prende le sembianze dell’immoralità: sotto accusa non è il tradimento, ma l’amore innaturale di un vecchio per una ragazzina.
Scomporre un testo di Shakespeare non è un’impresa facile. Rielaborarlo e attualizzarlo senza dissacrarlo è operazione che riesce a pochi. Giuffrè di sicuro è tra quei pochi che hanno coraggiosamente affrontato questa sfida, vincendola. Hell può contare su un cast omogeneo e affiatato. Giorgio Marchesi è perfetto nei panni di Michele Cassio: passa dall’eccitazione alcolica che gli fa dire parole sconvenienti, alla supplica implorante del perdono quando è in gioco la sua vita. Desdemona ha il viso di Federica De Cola: vivace e innamorata, alle volte forse un po’ troppo civettuola, ma dotata della grazia dei vent’anni. La muta Emilia è Marta Nuti, custode del fiore che, coi suoi silenzi, sottolinea i momenti clou dell’intera vicenda.
Molto belle le scene di Paki Meduri, che si fondono coi costumi di Roberta Orlando e le luci di Gianluca Cappelletti. L’insieme è suggestivo e un po’ naif: sono lontane le stanze del palazzo, i fasti della reggia. Tutto è semplice e insieme ridondante. Un adattamento originale, che pecca alle volte di troppi simbolismi, ma che in un’ora e mezzo concentra l’essenza assoluta di Shakespeare. Senza rimpianti. [patrizia vitrugno]