Elly
Autore: Alessandro Fea Adattamento:

Regia: Andrea Baracco

Scene: Bruno Buonincontri Costumi: Emanuela Stucchi
Musica: Giacomo Vezzani
Luci:
Compagnia: Compagnia teatrale “Sofis” Produzione:
Interpreti: Arianna Gaudio, Paola Sebastiani, Andrea Trapani, Roberto Manzi
Anno di produzione: 2009 Genere: dramma
In scena: : fino al 27 Settembre al Teatro Belli | piazza S. Apollonia 11/a, Roma

Ghiaccio. Nei bicchieri, nelle mani, tra le persone. Elly, il testo scritto da Alessandro Fea e presentato in anteprima assoluta al teatro Belli per l’apertura della stagione teatrale, è totalmente immerso in questa atmosfera algida.
La rappresentazione, un atto unico, si svolge dentro una scenografia minimale che gioca interamente con il contrasto bianco-nero, fino a includere i costumi degli interpreti.
I quattro personaggi si dividono la scena ora lanciandosi in monologhi, ora a due a due, ora in scene corali. Il ghiaccio che fa da cornice allo sviluppo della storia è una sorta di rappresentazione materiale della durezza del rapporto tra Elly, la protagonista - futura madre, con un passato di violenza familiare sepolto nella memoria e il sogno di un amore che la liberi dai suoi incubi - e Guido, il marito, quarantenne in carriera, terrorizzato dall’idea della paternità imminente, che non riesce a capire la moglie e vorrebbe fuggire via, verso qualcosa che è in grado di comprendere. Accanto a loro la zia di Guido, interpretata da una assai credibile Paola Sebastiani, divenuta quasi una madre anche per Elly, e l’amico e collega di lui, che lo vuol convincere al trasferimento a ogni costo. È pronto a tutto pur di riuscirci, anche a minacciare Elly di rivelare il suo passato nelle cliniche psichiatriche. Visivamente sono le due facce della coscienza di Guido; quella buona la zia, quella cattiva l’amico.
Chi si aspettasse, date le premesse, un testo fuori dall’ordinario, deve ricredersi in fretta. Ciò a cui assiste è una sorta di “Scene da un matrimonio”: una giovane coppia vive le classiche incomprensioni e difficoltà di comunicazione, che la prospettiva di divenire genitori aggrava ulteriormente. Lo spiega bene a Elly la zia quando le dice: “Il vostro è un problema generazionale, avete paura di amare. Siete molto soli, isolati”.
Ecco, questo amaro commento è ciò che resta alla fine di tutto, alla fine delle parole, dei gesti ripetitivi e alienanti, delle corse affannose, metafora di una ricerca disperata di qualcosa cui aggrapparsi. [marina viola]