E pensare che c'era il pensiero


Anno
2011

Genere
Teatro-Canzone

In scena
fino al 12 febbraio
Teatro Quirinetta | Roma

Autore
Giorgio Gaber,
Sandro Luporini
Regia
Emanuela Giordano
Coriste
Chiara Calderale, Miriam Longo, Valeria Svizzeri
Pianoforte
Massimiliano Gagliardi
Interpreti
Maddalena Crippa
Produzione
Tieffe Teatro Milano in collaborazione con la Fondazione Giorgio Gaber

 

Sul palco del Teatro Quirinetta fino aleggia una forte presenza. Questa volta, la prima in realtà, è una donna a cimentarsi con i testi e la musica di Giorgio Gaber. Maddalena Crippa lo fa in modo superbo, perché non imita ma ricrea. “E pensare che c’era il pensiero” è un cult tra i titoli del cantautore, un testo che segna un punto di non ritorno per il teatro dei suoi autori, Gaber e Luporini.

La Crippa è guidata dalla regia elegante ed essenziale di Emanuela Giordano, accompagnata dalle note del pianoforte del maestro Massimiliano Gagliardi ed è supportata da un trio di coriste (Chiara Calderale, Miriam Longo, Valeria Svizzeri). L’energia della Crippa, il suo mestiere, rendono lo spettacolo un raffinato omaggio al grande artista. Le parole, ancora assolutamente attuali, danno lo spessore di un personaggio che a nove anni dalla morte, è come se fosse ancora presente e raccontasse la quotidianità e le mille contraddizioni del nostro Paese. Riascoltare i suoi testi, interpretati con forza da una voce femminile, li carica di ulteriore significato.

Da “Mi fa male il mondo”, un po’ il filo conduttore di tutto lo spettacolo, a “La realtà è un uccello”, da “Il futuro” a “L’attesa”, da “Sogno in due tempi” fino a “Destra-Sinistra”.

La seconda parte, poi, è un vero e proprio medley di canzoni a cappella, dove la bravura della Crippa e della compagnia emergono in modo più deciso. Il pubblico si lascia trasportare dalle note delle canzoni e accompagna partecipe le performance degli artisti.

La sensibilità femminile che connota questo spettacolo è il valore aggiunto, quasi il regalo, che Maddalena Crippa fa a quanti hanno amato e ancora amano quel gran genio di Giorgio Gaber.
[patrizia vitrugno]