Autore
Giuseppe Carullo, Cristiana Minasi
Regia
Giuseppe Carullo, Cristiana Minasi
Scene
Cinzia Muscolino
Costumi
Cinzia Muscolino
Luci
Roberto Bonaventura
Coreografie
Musica
 

Vincitore del Premio Scenario per Ustica 2011, In-Box 2012 e del Premio internazionale Teatro Nudo di Teresa Pomodoro 2013, “Due passi sono” spiazza e intriga da subito per il singolare impianto scenico. Su uno spazio ritagliato a scacchi, i due piccoli e curiosi protagonisti Pe (Giuseppe Carullo) e Cri (Cristiana Minasi) se ne stanno seduti su delle sedie rosa, vicini ma con gli schienali contrapposti come se un impedimento li limitasse. Illuminati inizialmente da una lampada a stelo, con accanto una lunga bottiglia di plastica e un vaso con un grosso fiore di tessuto ricamato all'uncinetto allungabile a piacimento, i due sembrano vivere una quotidianità da gioco d’infanzia inventato, paradossale quanto terribile nelle rigide regolamentazioni.

Lo spettacolo viaggia tra l’onirico e il simbolico, il poetico e l’autoironico in un meccanismo da teatro dell’assurdo contemporaneo dove ci si parla ma non ci si guarda spesso, ci si tocca amorevolmente ma solo con guanti di lattice, combattuti tra il desiderio e la paura di realizzarlo. Un inno alla vita sui generis, a realizzare tanto concretamente quanto emotivamente i piccoli grandi sogni a dispetto di qualsivoglia condizionamento fisico-reale o fittizio che sia: Pe vorrebbe alzarsi e uscire fuori, ma ha le gambe molli; Cri si prende cura di lui contandogli le pillole che dovrà prendere e selezionando attentamente i cibi che può mangiare. Sembrano soli ma affrontano la vita sdrammatizzando con fantasia la loro condizione. Così si alternano momenti d’attesa e di silenzio a intermezzi di giocosa ripetizione, accompagnati da noti sottofondi musicali della tradizione novecentesca francese. Si parla delle nozze che non ci si può permettere, di un possibile futuro all’orizzonte, di figli che potrebbero essere brutti ma forse intelligenti.

“Un amore particolare” il loro, che arriverà al culmine sul finale, suggellato da un matrimonio che sorprende quanto un gioco di prestigio. Grazie ai dialetti (siciliano lei, calabrese lui), i due conferiscono credibilità e attualità alla storia, dimostrandosi capaci di reggere la scena e dettarne i ritmi. Il disegno luci, seppur vincolato ai limiti spaziali, è interessante e si armonizza bene con la scenografia minimale ma curata di Cinzia Muscolino, attenta nella scelta delle tinte in armonia con costumi. Uno spettacolo innovativo e con potenziale, di breve durata, che però scivola in una retorica talvolta banale, compromettendone la forza poetica e disorientando a tratti nella ricerca di un messaggio più ampio. Interessante, per chi voglia di sperimentare qualcosa di alternativo. [benedetta corà]

Interpreti
Giuseppe Carullo, Cristiana Minasi
Produzione
TFP - Teatro Franco Parenti - in collaborazione con Associazione Carullo Minasi e Il castello di Sancio Panza
In scena
fino al 13 Aprile al Teatro Vascello | Roma
Anno
2011
Genere
drammatico