Donna numero 4


Anno
2013

Genere
monologhi

In scena
fino al 21 aprile 2013 Teatro Vascello | Roma

Autore
Eleonora Danco
Regia
Eleonora Danco
Costumi
MDM
Luci
Burbetta - Terzoni
Musica
scelte da Marco Tecce
Interpreti
Eleonora Danco
Produzione
in collaborazione con la Triennale di Milano ed Expo 2015

 

Sono due atti unici quelli che Eleonora Danco porta in scena al Teatro Vascello di Roma. Il primo “Donna numero 4” è stato commissionato da Expo Milano 2015 sul tema dell’Esposizione: “Nutrire il pianeta-Energia per la vita” ed è stato anche pubblicato da Skirà ed Expo Milano 2015 nel volume “Storie di cibo Racconti di vita”. Il secondo “Nessuno ci guarda”, è invece un testo già noto che ha riscosso un grande successo di pubblico e critica e che è stato pubblicato da Minimum fax. Entrambi sono carichi di energia, di quella spiazzante euforia e schizofrenia propria dell’autrice-attrice romana. “Donna numero 4” indaga il rapporto col cibo di una donna: le ossessioni, manie, i rancori, le perversioni: «Il cibo diventa anche uno scontro con l'esterno, la realtà urbanistica; nei musei, librerie, metropolitane, ovunque sappi che se vuoi puoi mangiare».

Nelle intenzioni della Danco il protagonista della storia poteva anche essere un uomo: quello che emerge è la lotta che c’è all’interno dell’essere umano. E questa lotta sul palco è riprodotta da una recitazione quasi lisergica, da un tono di voce che sembra provenire da un sogno o da un’allucinazione. Ad occhi chiusi, strusciandosi su una poltrona posta al centro del palco, con luci soffuse e, spesso, volutamente al buio, l’autrice racconta un mondo che riguarda ognuno di noi. Spesso si ride o, meglio, si sorride alle sue parole, alle battute, ai pensieri che ciascuno di noi ha fatto almeno una volta nella vita.

In “Nessuno ci guarda”, invece, la forza fisica prende il sopravvento e la lotta si palesa. Si comincia con una bimba che supplica la madre di poter andare a fare il bagno con gli altri compagni di gioco. Da qui si dipana una storia di periferie, di difficoltà. L’energia s’incanala nel corpo: la Danco si butta per terra, si rotola, batte più volte la testa contro un pannello. Un testo intenso che butta addosso allo spettatore, senza troppi complimenti, la realtà delle cose, la vita di tutti i giorni. Difficile, certo, ma così è la vita. E la Danco sul palco la restituisce tutta. [patrizia vitrugno]