Ditegli sempre di si
Autore: Eduardo De Filippo Adattamento:
Regia: Geppy Gleijeses
Scene: Paolo Calafiore Costumi: Gabriella Campagna
Musica: Matteo D’Amico
Luci: Luigi Ascione
Compagnia: Teatro Stabile di Calabria Produzione: Teatro Stabile di Calabria
Interpreti: Geppy Gleijeses, Gennaro Cannavacciuolo, Lorenzo Gleijeses, Gigi De Luca, Gina Perna, Antonio Ferrante, Ferruccio Ferrante, Gino De Luca, Felicia Del Prete, Stefano Ariota, Laura Amalfi
Anno di produzione: 2009 Genere: commedia
In scena: fino al 9 aprile al Teatro Quirino, Roma

Ditegli sempre di sì, frase da dire ai pazzi più pericolosi che non devono essere contraddetti, è il titolo della famosa commedia di Eduardo De Filippo (il testo risale al 1927), in scena al teatro Quirino di Roma. La tematica della follia, (ben nota anche ad un altro drammaturgo, che come Edoardo in quel periodo aveva trattato di pazzia: Luigi Pirandello), viene portata avanti e insieme sdrammatizzata dalla figura di Michele Murri, appena uscito dal manicomio. La sorella, Donna Teresa, spera che il fratello sia finalmente guarito, ma a sue spese constaterà che è una speranza irrealizzabile: Michele è pazzo, inguaribile e lei stessa dovrà dedicarsi a lui per il resto della vita. Apparentemente sembra sano, ragiona, ma le azioni che compie, prendendo per concrete e reali solo le ipotesi e i ragionamenti dei suoi interlocutori, dimostrano che non riesce più a distinguere la realtà dall’immaginazione. Vive in un mondo tutto suo, un universo parallelo a quello dei savi. Come in Shakespeare, anche qui il Fool è il mediatore. Attraverso la sua follia e gli atti sragionati, si riconciliano miracolosamente fratelli, si realizzano amori, si trascorrono giornate in allegria. L’incanto si rompe quando la follia viene svelata agli altri personaggi: a parlare è proprio Donna Teresa, che fino a quel momento per pudore e per rispetto non aveva rivelato ad amici e conoscenti la verità sul fratello. Testo ricco di allusioni e critiche anche alla politica e alla cultura del tempo che alla fine svela il ruolo dell’artista appeso a testa in giù e sospeso tra la terra e il cielo, come il povero Luigi Strada che sta per essere decapitato da Michele.
Sul palco la compagnia è ben affiatata e palesa la passione per il testo di Edoardo; alcune soluzioni registiche sono approssimative e un po’ obsolete, ma ci piace pensare che siano state utilizzate quali citazioni dell’originale (esiste un adattamento del testo per la televisione), che rimane una pietra miliare e tuttora senza termini di paragone. Interessante, piena di energia istrionica e giullaresca la prova di Lorenzo Gleijeses nella parte di Luigi Strada, poeta squattrinato in attesa di successo, zimbello e anima della comitiva. Da ricordare anche l’interpretazione misurata ed elegante di Gennaro Cannavacciuolo nel ruolo di Donna Teresa; Geppy Gleijeses è un Michele Murri originale, del quale si percepisce più il lato ossessivo che quello di lucida follia.
Appropriate le scene che asservono bene alla doppia valenza concreto/simbolica del testo così come le luci e i costumi. Calorosi applausi da una nutrita platea.
[annalisa picconi]