Il Dio della carneficina
Autore: Yasmina Reza Traduzione:
Regia: Roberto Andò
Scene: Gianni Carluccio Costumi: Gianni Carluccio
Musica: ---------------------- Luci: Gianni Carluccio
Produzione: Nuovo Teatro, Gli Ipocriti
Interpreti: Anna Bonaiuto, Alessio Boni, Michela Cescon, Silvio Orlando
Anno di produzione: 2009 Genere: drammatico
In scena:

Forse è vero che “Il dio della carneficina è l'unico dio che comanda dalla notte dei tempi”. Lo dice Alain, uno dei quattro protagonisti della piéce in scena o al teatro Eliseo di Roma il 15 dicembre. O perlomeno è l’unico dio che sembra governare sulla vicenda. Di certo è che i quattro protagonisti sono perennemente uno contro l’altro. La forza dello spettacolo è nel mix gustosissimo tra testo e grottesca ironia dei personaggi. La trama è semplice: due coppie, di differente età ma coi figli coetanei cercano un chiarimento, dopo che un ragazzino ha colpito l'altro al viso con un bastone, provocandogli la caduta di due denti ed altre lesioni.
L’abbigliamento sottolinea da subito le differenze tra le due coppie: più semplici quelli dei genitori della vittima (Orlando – Bonaiuto), estremamente eleganti quelli dei genitori del colpevole (Boni - Cescon). I quattro sono animati dalle migliori intenzioni, vogliono risolvere la faccenda nel modo più semplice possibile. Ma le buone intenzioni non bastano e la conversazione fatta di iniziali, disinteressati convenevoli sfocia ben presto nella guerriglia verbale, nell’attacco di tutti contro tutti. A un certo punto una delle due donne si sente male e rigetta: l’attenzione si sposta dai figli a loro stessi. Le coppie diventano il centro del discutere e i sentimenti imperanti sono l’odio, il risentimento, l’invidia, il vuoto, il nulla.
Gli attori reggono pienamente il gioco: Alessio Boni è Alain, arrogante e indisponente nei confronti di chi non è alla sua altezza, avvocato rampante e senza scrupoli, dipendente dal cellulare che squilla in continuazione, concentrato solo su se stesso e sul proprio lavoro. Michela Cescon è Annette, moglie di Alain: è ansiosa, capace di repentini cambi di registro e isterica perché vittima di un marito assente. Silvio Orlando interpreta Michel, un uomo tranquillo, in apparenza marito devoto e padre amorevole, dotato però di una notevole dose di sarcasmo e di cattiveria repressa. Anna Bonaiuto, invece, veste i panni di una signorile e controllata Véronique, paladina dei meno fortunati, presa dalle sue battaglie per la salvezza del mondo, interpretata con grande forza mimetica.

La scena di Gianni Carluccio – che firma anche gli abiti – è semplice: una pedana circolare inclinata al centro del palco ospita il soggiorno borghese dei padroni di casa Michel e Vèronique composto da due divani rossi e un tavolino basso che accoglie libri d’arte. Intorno tre vasi di tulipani. La vicenda si svolge tutta qui e gli attori, ottimamente guidati dalla regia di Roberto Andò, riescono a cambiare registro con naturalezza passando dai miti ed educati toni iniziali, alle urla sprezzanti dei frequenti battibecchi fino alle risate sgangherate del post sbornia. Il risultato è un intelligente divertissment, che nella risata sommerge anche lo spettatore che si riflette nello specchio deforme di una condizione in cui molti possono riconoscersi.
[patrizia vitrugno]