Danza di morte
Autore: August Strindberg Traduzione: Chiara De Marchi
Regia: Gabriele Lavia
Scene: Alessandro Camera Costumi: Andrea Viotti
Luci: Pietro Sperduti Musica: Giordano Còrapi
Produzione: Teatro di Roma e Compagnia Lavia Anagni
Interpreti: Gabriele Lavia, Monica Guerritore, Mario Pietramala, Giulia Galiani
Anno di produzione: 2010 Genere: drammatico
In scena: fino al 30 aprile al Teatro Argentina di Roma

E' una vera "Danza di Morte", quella scritta dal drammaturgo svedese August Strindberg e messa in scena da Gabriele Lavia e Monica Guerritore. Attraverso una lenta agonia, si consuma il rapporto tra Alice e il Capitano, sposati da 25 anni e prigionieri di loro stessi nel totale isolamento dell'isola che hanno scelto per vivere. Quasi a simbolo della tomba che è divenuto il loro matrimonio. Ridono, si insultano, si perdonano. In un perfetto equilibrio di follia.
In questo non paiono così diversi da tante coppie che condividono l'esistenza da un ragionevole numero di anni. "Stai zitta, fammi sentire", le dice lui prima ancora che ella abbia detto una sola parola. Tipico. Per il Capitano, Alice è il demonio e la loro convivenza è un inferno. Ma il loro disprezzo reciproco è un legame più forte di qualunque cosa. Una catena che solo la morte potrà spezzare. E i dialoghi sono condotti con una ferocia spesso totale, eppure all'interno di un clima quasi comico. Sarà l'arrivo sull'isola del cugino di Alice a far crollare questo equilibrio...
La scena nella quale si svolge il dramma è assai suggestiva: gli elementi che delineano la casa sono poggiati, in parte interrati, su una montagna di sabbia. Un divano, un armadio pieno di abiti impolverati, una porta, una finestra e un mucchio di cianfrusaglie che appartengono al Capitano. Anche l'utilizzo delle luci è accurato, sinergico con l'azione scenica: delimita i confini della torre che imprigiona la coppia.
Lavia e la Guerritore hanno una padronanza del palcoscenico e dei dialoghi tale che non si fatica affatto a credere reale la guerra psicologica ingaggiata dalla coppia. Con una simile performance e con gli ingredienti perfettamente dosati, il risultato della rappresentazione è quanto di meglio ci si possa aspettare.
[marina viola]