Dante legge Albertazzi
Autore: Giorgio Albertazzi
Regia: Giorgio Albertazzi
Scene: Musica: Armando Sciommeri (percussioni)
Luci: Marco Palmieri Costumi: Graziella Pera
Produzione: Teatro Ghione
Interpreti: Giorgio Albertazzi con Ilaria Genatiem
Anno di produzione: 2010 Genere: monologo
In scena: fino al 21 febbraio al Teatro Ghione di Roma

L’onda dei ricordi accompagna Giorgio Albertazzi in questo viaggio nei versi di Dante: l'attore sceglie lo stile della conversazione con il pubblico. La realtà della vita di Dante e di Giorgio si mescola alla “seconda vita”, la letteratura.
Dante colpisce e legge nel cuore di Albertazzi adolescente che alle scuole medie si innamora della sua insegnante di latino Cinita. Come per Paolo e Francesca nella Comedia dantesca, così per Giorgio sarà galeotta una lettura, quella dei versi danteschi. Beatrice, donna amata da Dante, sarà la professoressa Cinita per Giorgio, quell’ineffabile amore impossibile che proprio perché tale sfugge all’usura del tempo e resta come speranza di un amore possibile.
Albertazzi alterna l’interpretazione dei versi danteschi della “Comedia” e della “Vita Nova” con pezzi della sua vita, ricordi di scrittori che hanno segnato la sua vita e commentato l’opera dantesca come Borges, Eliot, Shakespeare, Ezra Pound.
In questo viaggio a ritroso nel tempo Albertazzi è accompagnato da Ilaria Genatiem che interpreta la professoressa Cinita in modo sensuale, “carnalità femminile che diventa anima”, “carne che si espande”, come recita il regista. Bellezza, intelligenza, consapevolezza del corpo e anche pudore nei confronti del maestro. Sia Ilaria Genatiem che il percussionista Sciommeri, che accompagna i momenti salienti dello spettacolo, a tratti appaiono quasi intimiditi dalla presenza di Albertazzi sulla scena. Nella parte centrale dello spettacolo, quando l'interprete lascia il copione per lasciarsi andare al dialogo con il pubblico, il ritmo ne risente, perché la poesia ha bisogno di tensione. Sebbene questo dialogo consenta allo spettatore di gustare il lato più umano e divertente, la poesia è sempre altro da noi, prende dal reale ma poi vola più alta.
Albertazzi è un professionista, lo sa, e si riserva la tensione emotiva per il finale quando recita uno splendido sonetto di Shakespeare all’amata Cinita, ritrovata dopo tanti anni, ormai malata e sola. Occhi e cuore dell’amore, essenza della poesia.
Uno spettacolo per amanti del teatro, del gusto della parola, delle evocazioni poetiche.
[deborah ferrucci]