Confessioni di una mente criminale
Autore: Liberamente tratto dal romanzo di Danilo Pennone Adattamento: Alfredo Angelici
Regia: Marcello Cotugno
Scene: Alessandra Micarelli Costumi: Simona Cataldo
Luci: Musica: Marco Turriziani, Danilo Pennone
Produzione: Teatro Belli
Interpreti: Alfredo Angelici, Danilo Pennone, Marco Turriziani, Salvatore Zambatero, Veronica Baliani, Valerio Peroni
Anno di produzione: 2010 Genere: drammatico
In scena: fino al 31 ottobre al Teatro Belli di Roma | Piazza S. Apollonia 11/a| tel 06.5894875

Nel caotico panorama della malavita romana anni Settanta, tra fiumi di eroina, omicidi di personaggi illustri e patti segreti tra criminali e politica, si snoda la storia di Natale detto il Sorcio, piccolo delinquente di borgata, cresciuto ai margini dei giri che contano. Le gesta di Natale sono tutt’altro che epiche, se messe in parallelo con l’epopea criminale della Banda della Magliana. Eppure gettano una luce romantica sulle vicende dei tanti ragazzi di borgata che, per necessità o ribellismo, abbracciarono una vita di strada sottile come la lama di un rasoio. Ai sodali di sempre, riuniti al bar per un’interminabile partita di carte, Natale racconta ritagli di esistenza: tra canzoni di strada e stornelli rievoca le violenze subite da adolescente, i pomeriggi borgatari fatti di cattive compagnie che prendono il sopravvento, di rapine a mano armata, di scontri a fuoco con la polizia e l’amore impossibile per la giovane Cecilia. I flashback degli anni passati a Regina Coeli, vissuti con un feroce serial killer che mostra al protagonista il suo lato più umano nell’eterna mitologia carceraria dell’ultimo cancello, gettano luce sul percorso di maturazione di Natale, segnato dal desiderio di approdare ad un’esistenza normale, che fugge lontana come una chimera in un finale degno di una criminal story.

Il viaggio al termine della notte di Natale, l’esperto Alfredo Angelici, è accompagnato dalla presenza degli amici più fidati: Cric, interpretato da Danilo Pennone, autore del romanzo omonimo da cui è tratto lo spettacolo, che suona chitarra e mandolino; Capellino (Salvatore Zambataro, clarinetto e fisarmonica); Molisano (Marco Turriziani, voce e chitarra). I momenti musicali eseguiti dal vivo conferiscono all’azione l’atmosfera tipica di una romanità in via di estinzione, anche se vi si ravvisa l’influenza non troppo mascherata di Goran Bregovic. [valerio refat]