La cicogna si diverte
Autore: André Roussin Adattamento: Carlo Alighiero
Regia: Carlo Alighiero
Scene: Giuseppe Grasso Costumi: Silvia Morucci
Luci: Mirco Maria Coletti Musica: Enzo De Rosa
Produzione: Gruppo A.T.A.
Interpreti: Carlo Alighiero, Rita Forte, Annalisa Amodio, Silvana Bosi, Stefania Benincaso, Salvatore Catanese
Anno di produzione: 2010 Genere: commedia
In scena: in turnè

Specialista nella scomposizione e ricomposizione delle dinamiche familiari borghesi, capace di capovolgere perfino i punti di vista più tradizionalisti offrendo loro un respiro più ampio, André Roussin e' l'autore di una sottile commedia degli equivoci che Carlo Alighiero trasferisce all'ombra del Vesuvio.

Un sottosegretario cattolico, del quale Alighiero veste i panni, fa approvare dal parlamento una legge che restringe il diritto all'aborto proprio nel momento in cui il suo tranquillo menage familiare e' messo a dura prova da una serie di gravidanze non contemplate, prima fra tutte quella della moglie quarantenne, interpretata da una brava Rita Forte. Il timore del giudizio altrui getta nel caos i principi morali dell'onorevole che, per buona parte della rappresentazione, accarezza l'idea di costringere la consorte ad interrompere la gravidanza. Intanto uno stormo di cicogne impazzite sembra posarsi sulla casa del politico, finendo per non risparmiare i due figli e la domestica. La signora, dal canto suo, vive la famiglia all'insegna de "i figli so' piezz'e core": non ha intenzione di seguire il suggerimento interessato del marito, al quale soltanto un colpo di scena finale riesce a far cambiare idea.

Rita Forte, nei panni della donna che ha rinunciato alla carriera artistica per la famiglia, e' la vera protagonista della piece che, all'insegna di una forma vocale ritrovata, si confronta con i classici della canzone partenopea da "Marechiare" a "La danza" di Rossini. Se da una parte l'idea di adattare Roussin a Napoli segue una coerenza che non viene mai meno, dall'altra rischia di trasferire le ipocrisie insite in una meccanica familiare apertamente tradizionalista, centro nevralgico del teatro di Roussin, in una sorta di acquerello. I vari riferimenti alla realtà politica italiana, più che una critica, sembrano rappresentare una strizzatina d'occhio al potere costituito che, sorridente e sornione, aleggia per tutta la durata dello spettacolo. [valerio refat]