Chie-Chan e io
Autore: Banana Yoshimoto Adattamento: Giorgio Amitrano
Regia: Carmelo Rifici
Scene: Guido Buganza Costumi: -------------------
Musica: --------------------------
Luci: Jean-Luc Chanonatc
Produzione: Napoli Teatro Festival; Mercadante Teatro Stabile di Napoli; Teatro Eliseo
Interpreti: Caterina Carpio, Alessia Giangiuliani, Guglielmo Menconi, Francesca Porrini, Cinzia Spanò
Anno di produzione: 2009 Genere: commedia
In scena: fino al 31 Maggio al Teatro Piccolo Eliseo | Via Nazionale, 183, 00184 Roma | Telefono botteghino: 06 4882114 - 06 48872222

Proporre una riduzione è sempre rischioso; se poi si tratta di un romanzo adattato al palcoscenico ci si domanda quale potrà mai essere il risultato.
Quella di Carmelo Rifici è una proposta attraente: prendere l’ultimo romanzo scritto dalla famosa scrittrice giapponese Banana Yoshimoto Chie-Chan e io e trasformarlo in uno spettacolo teatrale, senza sconfessare il testo. La scommessa è vinta: in scena quattro donne si alternano nei pensieri e nelle riflessioni della protagonista Kaori (Caterina Carpio, delicata e puntuale), prendendone il posto o fungendo da flusso di coscienza orale. A scandire il tempo (della durata di un’ora e mezza), ci sono i capitoli. Attraverso questi escamotage non perdiamo alcun pensiero, nessuna riflessione letteraria: mentre un’attrice la “recita” con il viso e il corpo, un’altra la dichiara, interpreta, descrive. La presenza di Guglielmo Menconi, poi, dà voce e corpo al giovane che entra nella vita della 42enne Kaori e la rassicura, modificandola. “La scrittrice giapponese – precisa il regista - sviluppa un discorso sul tema del desiderio, o meglio, sul conflitto tra desideri materiali e quelli dell’anima. La realizzazione del desiderio, sia materiale che spirituale, si attua durante l’attività onirica: la regia si appropria di questo dato per costruire uno spettacolo immerso in un’atmosfera da sogno”.
Ecco allora una scenografia completamente bianca, la forma si avvicina a quella di una navicella spaziale da cui si aprono cassetti e vani funzionali alla scena. È un non luogo - avvalorato anche dai costumi, contemporanei ma di colori neutri -, adatto a trasformarsi in casa, negozio di abbigliamento per signore altolocate, ristorante, winebar, aereo, spiaggia… L’esistenza della protagonista si palesa sul palcoscenico, rendendo lo spettatore partecipe delle sue incertezze su come vivere e accettare la realtà che la circonda: tutto ruota attorno all’ansia per la perdita e il profondo affetto (che sia amore?) che ripone nella coinquilina, nonché cugina Chie-Chan (Cinzia Spanò, intensa e camaleontica). Un incidente stradale spinge Kaori a lasciare l’Italia per correre in ospedale dove è ricoverata la compagna di casa. Da questo momento i dubbi, la paura e l’incertezza prendono il sopravvento nella vita ben organizzata di Kaori, perché: “Basta il più piccolo cambiamento e il mondo si trasforma”. Esperimento riuscito. Da menzionare per la bravura anche Alessia Giangiuliani e Francesca Porrini. [valentina venturi]