Autore
Franz Kafka
Regia
Jacopo Bezzi
Scene
Sergio Bezzi
Costumi
Laboratorio Officina Teatro XI
Luci
Claudio Amadei
Coreografie
Musica
  Angela Bruni

Tratto dall’opera incompiuta di Franz Kafka “Il castello”, pubblicata nel 1926, l’adattamento teatrale di Massimo Roberto Beato ben trasmette lo spirito caustico, al limite del grottesco, dell’autore praghese. La storia racconta che in un villaggio, alla locanda del Ponte giunge lo “straniero” K., assunto come agrimensore dal conte del castello; eppure l’incontro di K. con il conte/datore di lavoro non avverrò mai, a causa di una montagna di burocrazia cartacea e di gerarchia umana: il sindaco, Klamm e gli osti. Gli attori nella scena iniziale si muovono con la stessa lentezza e ripetitività delle statuine di un orologio a cucù, metafora di persone guidate da un sistema di regole, che generano regole per la sicurezza di altre regole, gestite da persone preoccupate dalle regole… Siamo di fronte all’assurdità del Sistema.

K. rappresenta la ricerca della realtà e della verità, che naufraga inevitabilmente di fronte al muro di gomma della rassicurante burocrazia, che garantisce l’ordine ma allontana l’essere umano da se stesso. Si può rinunciare alla propria essenza per la sicurezza? Come l’opera di Kafka è incompiuta, così irrisolto è il dilemma umano. Lo spettacolo è corale, forte nelle atmosfere, nelle suggestioni, nel non detto, nel potere invisibile che incombe. Il paradosso diventa gesto scenico nei fogli bianchi lanciati da un balcone, senza scritte, ma che l’agrimensore si precipita a raccogliere per aggrapparsi almeno ad uno straccio di verità.

Non c’è un attore che emerga sugli altri, sono tutti immersi nel loro ruolo, contaminati l’uno dal testo dell’altro. Tutti presenti nel corpo, nello sguardo, nella presenza scenica, senza distrazioni (compito non facile nello spazio scenico senza parete di Stanze Segrete). La regia di Jacopo Bezzi trasforma il romanzo in gesti e sguardi alienati, sottolineati dal trucco zombie, mentre la musica inquietante sottolinea una dimensione di altrove, che cattura lo spettatore senza lasciarlo mai.

Il pubblico è così partecipe, che a fine spettacolo porta con sé la liberazione dall’angoscia e la consapevolezza di cosa sia l’alienazione.
[deborah ferrucci]

Interpreti
Massimo Roberto Beato, Nicoletta La Terra, Lorenzo Venturini, Brunella De Feudis, Ugo Benini
Produzione
Diritto e Rovescio Associazione Culturale
In scena
fino al al 6 aprile 2014 al Teatro Stanze Segrete | Roma
Anno
2013
Genere
drammatico