Un angelo sopra Bagdad


Anno
2012

Genere
drammatico

In scena
in turnè

Scene
Nicolas Hunerwadel in collaborazione con Francesco Scandale
Disegno grafico
Massimo Carniti
Costumi
Belén Montoliù
Luci
Paolo Ferrari
Interpreti
Pamela Villoresi, Melania Giglio/Antonella Civale, Gianluigi Fogacci
Produzione
Zocotoco

 

Tre gabbie e tre storie. Vere. Un militare, un microbiologo e una donna conosciuta come l’“Angelo che vola sopra Bagdad”. Lyndie England è la soldatessa americana condannata per le torture a sfondo sessuale nel carcere di Abu Ghraib, nota per la foto che la ritrae con il pollice alzato dietro al cumulo di prigionieri iracheni ammassati uno sull’altro. David Kelly è il microbiologo che ha contribuito a scrivere il dossier, poi rivelatosi falso, sul presunto possesso di armi non convenzionali da parte dell’Iraq. È stato trovato morto con le vene del polso tagliate. Un suicidio avvenuto in circostanze sospette. L’“Angelo che vola sopra Bagdad” è la moglie del capo del Partito Comunista iracheno, arrestata e torturata perché colpevole di aver nascosto il marito, dopo aver visto seviziare e uccidere i propri figli. Morirà sotto i bombardamenti di “liberazione” americani.

Lo spettacolo di Marco Carniti è coraggioso: porta a teatro un’attualità difficile, la cui barbarie è ancora impressa nella memoria di ognuno. Non è facile, però, seguire le tre vicende: il racconto è atroce e i protagonisti spesso calcano un po’ troppo la mano sul dramma, rendendo il tutto estremamente faticoso da seguire con partecipazione.

Le confessioni di Pamela Villoresi, Melania Giglio e Gianluigi Fogacci non arrivano del tutto. L’orrore c’è, è evidente, è nella storia, ma il racconto fatica a emozionare. [patrizia vitrugno]