Alé Calais – L’irresistibile ascesa di una squadra di dilettanti fino alla finale della Coppa di Francia


Anno
2010

Genere
monologo

In scena
fino al 13 maggio
Teatro Quirinetta | Roma

Autore
Osvaldo Guerrieri
Regia
Emanuela Giordano
Scene
Andrea Nelson Cecchini
Costumi
Adele Bargilli
Musica
Bubbez Orchestra
Interpreti
Marianella Bargilli
Produzione
Teatro Stabile di Calabria

 

Il vento soffia leggero sulla città francese di frontiera Calais - un po’ in declino dopo la costruzione del tunnel verso l’Inghilterra -, entra nelle case degli artigiani e dei commercianti, nei loro corpi. Vi diventa respiro, vita. Tratto da una storia realmente accaduta nel 2000, lo spettacolo “Alé Calais – L’irresistibile ascesa di una squadra di dilettanti fino alla finale della Coppa di Francia”, racconta l’impresa del calesiano Lozano, che mette su una squadra di calcio dilettantesca, forte, motivata dal desiderio di riscatto e sostenuta da tutta la città. Solidarietà, in questa storia vissuta con grazia da un’ispirata narratrice (Marianella Bargilli), è una parola vera. Non risiede in posti esotici, lontano quel tanto che basta da non risultare fastidiosa, è qui ed ora, vicina di casa.

La voce dolce e accattivante di Bargilli, con il vento di Calais nei polmoni, ora con movimenti continui di scena, capriole, ora con aria cameratesca da pacca sulle spalle in birreria, ora Alice nel Paese delle Meraviglie (sottolineata dalle note lievi e ironiche degli elementi orchestrali dal vivo), svela agli spettatori un valore semplice eppure raro, la condivisione di un sogno. Calais arriverà in finale contro l’agguerrita Nantes, squadra professionista sostenuta dai banchieri, dalla finanza.

Il sogno si deve però scontrare con la realtà nuda e cruda. Lozano, l’allenatore, studia il campo, guarda le partite dell’avversario e si chiede se si può vincere con onestà. In quel momento, il dilemma dello sportivo diventa quello dell’eroe, del capo stirpe che vuole lasciare il regno dopo aver combattuto troppo aspramente per la vittoria, come nel poema epico indiano del Mahbabharata. Che fare, abbandonare o restare?

Ci vorrebbe un mantra, un inno che ispiri, come nel film di Clint Eastwood “Invictus”, altra storia sportiva metafora della vita (viene in mente spesso durante lo spettacolo): «Padrone del mio destino capitano della mia anima».

Qui il mantra è il vento di Calais: si combatte fino alla fine e comunque andrà sarà un successo per averci creduto fino in fondo. La protagonista riassume con il suo percorso professionale lo spirito dello spettacolo: un diamante, un talento artistico, si può trovare ovunque, anche nel Grande Fratello, basta crederci e… Allenarsi. Chapeau. [deborah ferrucci]