Le scelte del Grido
[a cura di simone pacini]
| ottobre | novembre | DICEMBRE | gennaio | febbraio | marzo | aprile | maggio |

Dicembre intenso sulla scena teatrale romana: si conclude Romaeuropa Festival con tre spettacoli, la compagnia romana Fattore K di Giorgio Barberio Corsetti ripresenta due recenti produzioni al rialtosantambrogio, dalla Toscana arriva il Teatro del Carretto a India. Le vie dei festival porta a Roma Giuseppe Battiston, uno degli attori di maggiore spessore del nuovo cinema e teatro italiano. Infine, Antonio Rezza festeggia il Natale al Teatro Vascello.

 

2 e 3 dicembre Teatro Palladium
Hiroaki Umeda
ADAPTING FOR DISTORTION/WHILE GOING TO A CONDITION

coreografia e danza Hiroaki Umeda
suono S20
ideazione immagini Hiroaki Umeda, S20
video S20, Bertrand Baudry
produzione Le Studio/Le Manège - Scène Nationale Maubeuge, S20
Danza, arti visive, tecniche digitali, mimo. Innumerevoli potrebbero essere le definizioni adatte al mondo di Hiroaki Umeda: giovane e talentuoso folletto giapponese, oscillante tra diverse e spesso opposte dimensioni espressive contemporanee. Non si era mai interessato troppo alla danza prima dei vent’anni, scegliendo di frequentare i corsi di fotografia all’Università Nihon di Tokio. E danza e fotografia sono le tecniche alternative per fermare o scatenare il movimento. Nei suoi lavori, oltre alla coreografia, cura praticamente tutto: scene, luci, costumi e suono, mostrando una notevole destrezza nel saper sfruttare in maniera originale le tecnologie digitali. L’“atmosfera Umeda” si presenta dunque minimalista e radicale, depurata da ogni significato o pretesa narrativa e profondamente astratta. I suoi lavori si occupano della permanenza dell’umano nell’epoca del trionfo della tecnologia. While going to a condition del 2002 è una delle sue coreografie di maggiore successo che meglio rappresenta gli ossimori di Umeda: musica fatta di rumori danzanti, il silenzio opposto a questi rumori, la stasi contro il moto veloce, una scenografia di luce.
Con Adapting for distortion invece siamo di fronte a una nuova creazione di Umeda che debutterà in prima assoluta a Romaeuropa prima di giungere al Festival d’Automne. [trailer: http://www.romaeuropa.net/it/sito/festival/festival-2008/flashvideo/]
http://www.romaeuropa.net/

2 e 3 dicembre Teatro Biblioteca Quarticciolo
ORSON WELLES’ ROAST
scritto da Michele De Vita Conti e Giuseppe Battiston
con Giuseppe Battiston
musica originale Riccardo Sala
regia Michele De Vita Conti
produzione Fondazione Teatro Piemonte Europa

Spettacolo presentato nell’ambito di Le vie dei festival 2008. “Abbiamo provato ad evocare il grande maestro, per avere occasione di rendergli omaggio. E la forma più opportuna per farlo ci è sembrata quella del “roast”, che potremmo qui tradurre, più che letteralmente come “arrosto”, come “elogio al contrario”. Un feroce panegirico che i potenti e le celebrità, soprattutto nei paesi anglosassoni, si auto-infliggono, tramite amici e colleghi, per celebrare le grandi occasioni. Abbiamo cercato anche di immaginare come sarebbe un breve incontro con Orson Welles, se potesse, solo per un’ora, tornare a stare tra noi. Genio infinito e grandissimo cialtrone. Senza nulla da nascondere, con ancora moltissimo da offrirci, per sempre in grado di stupirci”.
http://www.teatrobibliotecaquarticciolo.it/


2 – 7 dicembre Teatro India
I GEMELLI
Progetto Ombre – secondo movimento
uno spettacolo di Giorgio Marini
dal racconto di Fleur Jaeggy - edizioni Adelphi
produzione Florian Teatro Stabile d’Innovazione

Dopo il debutto del primo movimento, Occhi felici, Giorgio Marini presenta ora il secondo movimento di una trilogia che affronta tre diverse narrazioni di altrettante autrici europee contemporanee, sulle quali il regista compie un’operazione drammaturgica trasformando i racconti in partiture sceniche. I gemelli racconta la storia di due fratelli di un villaggio senza nome, senza mai varcare i confini di altri luoghi. Nel racconto il villaggio è un non luogo di vecchi in cui i morti persistono nei vivi che potrebbero sembrare, a loro volta, fantasmi: la stessa identità dei due fratelli finirà per dissolversi nell'incertezza del finale. Nello spettacolo i gemelli assumono i connotati del vampiro che ritorna nella propria casa o dell’estraneo che s’introduce in una realtà da un altrove dimenticato, come dopo il risveglio da una morte vivente o da un’amnesia o dall’ipnosi di un gioco di magia. Da un punto di vista visivo, l’allestimento presenta una landa innevata, con due grandi sedie-albero poste al centro dello spazio, da cui emergono gli oggetti utilizzati nelle azioni sceniche.
http://www.teatrodiroma.net/


2 – 31 dicembre Teatro Vascello
FOTOFINISH
con Antonio Rezza e Armando Novara
(mai) scritto da Antonio Rezza
allestimento scenico Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
regia Flavia Mastrella Antonio Rezza

E’ la storia di un uomo che si fotografa per sentirsi meno solo. Apre così uno studio dove si immortala fingendosi ora cliente ora fotografo esperto. E grazie alla moltiplicazione della sua immagine, arriva a credersi un politico che parla alla folla. Una folla che non c’è. Ma che lo galvanizza come tutte le cose che non avremo mai. Tra un comizio e l’altro arriva a proclamarsi costruttore di ospedali ambulanti che si spostano direttamente nelle case dei malati.
Ed all’interno di questi ospedali c’è sempre lui: sotto le vesti del primario, sotto quelle del degente e sotto quelle delle suore cappellone che sostituiscono la medicina con gli strumenti della fede. Ben presto, grazie all’inflazione della sua immagine, è convinto di non essere più solo. E continua nelle sue scorribande politiche, delegando se stesso alla cultura per costruire impossibili cinema dove l’erotismo differisce dalla pornografia solo per qualche traccia labile di dialogo. Ed ipotizza incendi e sciagure, uscite di sicurezza per portare in salvo lo spettatore medio che lui stesso rappresenta. Di tanto in tanto torna dal fotografo che è per costringersi a scattarsi nuove foto. Ed impazzisce a poco a poco. Ma mai completamente.
http://www.teatrovascello.it/

3 – 7 dicembre rialtosantambrogio
Fattore K
LA STORIA DI RONALDO IL PAGLIACCIO DEL MC DONALD’S
di Rodrigo Garcia
regia di Giorgio Barberio Corsetti
con Andrea Di Casa

“Il pagliaccio Ronaldo, ormai noto a tutti perché mascotte dell’impero dei fast food e simbolo della tanto discussa globalizzazione, è forse il personaggio che meglio rappresenta lo spirito dell’opera dell’autore/attore argentino contemporaneo Rodrigo García. Espressione di un teatro sempre più volto al sociale e convinto del suo ruolo attivo nella formazione e nella vita dell’uomo, questo testo si allontana dalla ricerca estetica e descrive, con un linguaggio estremamente concreto e familiare, la realtà del nostro Occidente che affoga nell’abbondanza e negli eccessi. Risulta evidente la ricerca di un linguaggio critico e creativo, colloquiale, a volte volgare e scioccante, che tende a colpire e a stordire lo spettatore utilizzando la realtà quotidiana, specchio di una civiltà impazzita e irresponsabile. É un teatro decisamente fisico, in cui il testo è inscindibile dalla messa in scena, perché determinato da continui stimoli sensoriali - olfattivi e visivi - che attaccano “violentemente” lo spettatore, concedendogli di tanto in tanto anche quel po’ di ironia e di umorismo necessari a smorzare un messaggio altrimenti eccessivamente diretto e brutale”. (Giorgio Barberio Corsetti)
http://www.rialtosantambrogio.org/

4 e 5 dicembre Auditorium della Conciliazione
Bill T. Jones/Arnie Zane Dance Company
CHAPEL/CHAPTER
direzione artistica Bill T. Jones
direzione esecutiva Jean Davidson
corealizzazione a Roma Romaeuropa Festival 2008 e Auditorium Conciliazione

Chapel/Chapter è frutto del programma di commissione della Bill T. Jones/Arnie Zane Dance Company‘Partners in Creation' sostenuto da Argosy Foundation, Abigail Congdon e Joe Azrack, Eleanor Friedman, Ruth e Stephen Hendel, Ellen Poss, Marcia Radosevich, Carol H. Tolan con il supporto di Harlem Stage/Aaron Davis Hall Inc. per "WaterWorks."
Spettacolo in prima nazionale.

La figura di Bill T. Jones, una delle icone della danza contemporanea statunitense, non può essere riassunta nell’etichetta professionale di sontuoso coreografo che senz’altro gli appartiene, ma comprende anche il ruolo di penetrante osservatore del nostro tempo, capace di uno sguardo che ha l’acutezza della filosofia e la forza della politica. Con Chapel /Chapter Jones torna a Roma per presentare uno dei suoi lavori più vigorosi e al tempo stesso inquietanti degli ultimi anni, articolato su tre episodi dove la violenza e l’uso che di questa fanno i media assume un valore emblematico. Tre storie che traggono spunto da fatti realmente accaduti, dove l’ordinaria brutalità si sfoga su degli sconosciuti, sui congiunti e su sé stessi. Un polittico estraneo ad aspetti sanguinolenti, dove le trame prendono corpo attraverso una voce narrante, lontana come il referto di un’autopsia o il verbale di un processo, mentre la danza si slancia verso le emozioni e gli stati d’animo dei protagonisti. Quattordici interpreti di grande tecnica e bravura, profondamente affiatati animano lo scenario con energia e chiarezza in una dimensione però allontanata, in quello stile - tipico di Bill T. Jones e più in generale della danza nero-americana -, dove l’emergere improvviso e prepotente delle singole individualità è sempre riassorbito nella dimensione del collettivo. [video: http://www.romaeuropa.net/it/sito/festival/festival-2008/flashvideo/]
http://www.romaeuropa.net/



9 – 21 dicembre Teatro Arvalia
Club – Teatro Rem & Cap Proposte
ME & ME – OMBRELLO E BASTONE
testo e regia Riccardo Caporossi
con Riccardo Caporossi, Vincenzo Preziosa

Spettacolo in prima nazionale.
Ombrello e bastone: due oggetti che accompagnano la nostra esistenza. E come tutte le cose che affiancano la vita, li lasciamo per poi ritrovarli nel bisogno quotidiano. Si ricevono come un dono, senza farci caso. Solo un caso riconosciamo, quello della necessità: di ripararsi o di sorreggersi, a volte l’uno e l’altro. Con il loro aiuto costruiamo immagini che passano fugacemente di fronte ai nostri occhi distratti. A volte questi oggetti sono un ingombro, ci danno fastidio; la mancanza di considerazione impoverisce la sensazione di vivere. “Sotto l’ombrello porti i ricordi, accanto al bastone li ricordi”. Lo spettacolo che viene proposto è una moltitudine di immagini fantastiche, surreali, caratterizzate da un non-senso che si specchia in quello reale, che giocano sulla forma dei due oggetti apparentemente uguali. Ombrelli e bastoni, sostengono e proteggono i vari momenti dei nostri comportamenti e possono apparire come prolungamenti del nostro corpo; indicano e dicono, ramificando, le nostre emozioni, le nostre intenzioni. Sono testimoni che passano di mano in mano avvertendo che passa anche il tempo.
http://www.teatroarvalia.it/



10 – 14 dicembre rialtosantambrogio
Accademia degli Artefatti
MY ARM
Progetto ab-uso
di Tim Crouch
regia Fabrizio Arcuri
con Matteo Angius, Emiliano Duncan Barbieri

Ecco un teatro ulteriore, un mondo ulteriore e un linguaggio che raccontano una storia tanto vera e per questo impossibile, una rappresentazione che non ha nulla da raccontare.
Accademia degli artefatti continua la propria ricerca/necessità di indagine sui meccanismi della comunicazione, territorio dove si costruisce l'idea di realtà, e dove si contratta quotidianamente cosa sia verità e cosa finzione. Accademia degli artefatti prosegue questo percorso, già condotto attraverso il teatro di Crimp, Kane, Pirandello e Handke, con un esercizio, un piccolo esperimento mutuato dalla scrittura caustica e acuta di Tim Crouch.
Un atto di potere esercitato attraverso il linguaggio, un abuso: nei confronti di se stessi, degli attori, e degli spettatori. Perché quello che succede, nella realtà come sulla scena, è tutto vero ma impreciso, è tutto falso ma reale, un ipnosi.
http://www.rialtosantambrogio.org/

11 – 14 dicembre Teatro Furio Camillo
REWIND
omaggio a Cafè Muller di Pina Bausch
uno spettacolo di e con Daria Deflorian e Antonio Tagliarini
e con Federica Imperor
produzione Planet 3/Dreamachine

“1978. Café Müller di Pina Bausch. Un infarto teatrale nel mondo della danza. Un evento artistico, un pezzo di storia dell’arte del ‘900. Per tutti noi – troppo giovani allora - Café Müller è stato una pietra di paragone, un mito, una frase fatta. A distanza di trent’anni prendiamo Café Müller come punto di partenza. Quell’oggetto oggi è inevitabilmente altro: il tempo trasforma, cancella, confonde e l’idolo, intoccabile e mitizzato si frantuma, rimangono le sacre macerie. Finalmente le macerie. E allora è possibile camminare tra queste macerie, prenderne in mano una, guardarla da vicino e frantumarla ulteriormente. E’ possibile finalmente ridere. Con quello che resta è possibile fare tutto. “Ogni uomo uccide ciò che ama” canticchiava Jeanne Moreau in un film di Fassbinder. Un lavoro sui tradimenti della memoria quindi, un tentativo di re-invenzione fatto di continue interruzioni, da miriadi di piccoli racconti collaterali tra autobiografia e totale fantasticheria. Un improbabile riavvolgimento del tempo, rewind appunto. Le sedie, lo spazio, i corpi, la danza, e noi oggi. Lontani da quella salvifica drammaticità di allora. Lontani da noi, spossati dal troppo aver visto, nuova forma di cecità”.
http://www.teatrofuriocamillo.it/blog/



16 – 21 dicembre Teatro India
Teatro del Carretto
PINOCCHIO
da Carlo Collodi
adattamento e regia Maria Grazia Cipriani
scene e costumi Graziano Gregori
suono Hubert Westkemper
luci Angelo Linzalata

“Ho pensato di fabbricarmi un bel burattino di legno… Il burattino deve ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali…”. Geppetto sogna di fabbricarsi un burattino meraviglioso e di girare con costui il mondo: viaggio da clown, da circo, avventuroso e illusionistico. Pinocchio fa suo il sogno di Geppetto e per realizzarlo dovrà toccare il fondo della sua sventura, fino a quando, trasformato in somaro, sarà Stella della danza nel circo del Paese dei Balocchi e rischierà di diventare una pelle di tamburo per la banda. Con Pinocchio, nuova creazione del Teatro Del Carretto, la compagnia fondata da Maria Grazia Cipriani continua il suo cammino in bilico tra fiaba e poesia, tra sogno e realtà. Nello spettacolo la teatralità cresce moltiplicando forme e riferimenti, circo e cabaret, melodramma, divertimento grottesco, rigorosa recitazione d’attore il tutto magicamente avvolto da una condizione esistenziale di dolorosa malinconia. A conferma del fatto che l’avventura del burattino è ridotta a un percorso tutto interiore, gli snodi del racconto – i piedi in fiamme, l’incontro con Mangiafuoco – non sono rappresentati direttamente ma come ricordati o sognati dal protagonista in una notte definitiva, dove il destino del grande burattino si rivela, letteralmente, teatrale.
http://www.teatrodiroma.net/



17 – 21 dicembre rialtosantambrogio
Fattore K
ALLA META
di Thomas Bernhard
traduzione di Eugenio Bernardi
regia a cura di Federica Santoro
con Federica Santoro

“Bernhard è uno scrittore rivoluzionario, nel senso più profondo. L'umanità che descrive è solitaria e scandalosa. Crea scompiglio in chi legge i suoi testi, niente di sentimentale e psicologico, solo urgenza, si rilancia sempre più, la posta in gioco è assai alta, raggiunge vette pericolose e a volte beffarde. Bernhard ci parla richiedendoci una profonda consapevolezza di quello che siamo in quel preciso momento anche se non siamo nulla. Il testo concepito per tre attori è diventato nella mia testa prima e poi nei fatti un oggetto unico. Questa scelta ha messo in evidenza la fragilità e l'ossessività dell'azione, per poi negarla completamente. Con questi presupposti il lavoro ha preso forma dal mio interno, seguendo i suggerimenti e assaporando le sorprese che Bernhard, con abilità e ironia da lontano mi suggeriva. Questo spettacolo nella sua forma e nel suo contenuto ha per me un profondo complesso valore, è un atto necessario, attuale, importante in questo presente. Lo spettacolo come il testo è concepito in due atti, il primo si svolge all'interno di una casa signorile ormai in evidente decadenza, la casa della Madre e di sua Figlia, l'azione corre intorno all'attesa dell'arrivo di uno Scrittore di teatro, pronti per partire verso un agognato luogo di villeggiature a Katwik. Madre, Figlia e Scrittore più o meno "felicemente" insieme. Il secondo atto è il complemento del primo: sono arrivati alla meta, lì regna il silenzio, la parola e il beffardo rivoluzionario destino. Lì ci sono io”. (Federica Santoro)
http://www.rialtosantambrogio.org/