Rovescio della medaglia - Cristiano Leopardi
[valentina venturi]

In ogni situazione esiste il “Rovescio della medaglia”. Lo dimostra anche lo spettacolo in scena nei prossimi due fine settimana (sabato 20 e domenica 21 – sabato 27 e domenica 28) alle ore 21 presso il Teatro Duncan 3.0 (via Anassimandro 15), per la regia di Julio Solinas. In scena per un’ora e quindici minuti c’è l’attore Cristiano Leopardi. L’interprete, già visto nello spettacolo “pAzzle”, realizzato con la sua compagnia teatrale Gli uscita di emergenza (composta anche da Marzia Turcato e Rosalba Battaglia), racconta cosa può aspettarsi lo spettatore quando la vita non va come previsto.

Di cosa tratta “Rovescio della medaglia”?
È uno testo scritto da Marcello Isidori, vincitore del Premio di Rosso San Secondo 2001. In scena siamo in due (con lui Maria Grazia Adamo, ndr.): una coppia di ragazzi che senza sapere il motivo si ritrova in una stanza, un luogo senza riferimenti. Non conoscono la ragione della presenza dell’altro. I dubbi, le paure dei due vengono svelati lentamente. E scoprono di avere in comune molte più cose del previsto.

Che significa?
Dopo un’iniziale incertezza, un demiurgo indicherà loro la via attraverso degli indizi sparsi, delle esche. Può essere una chitarra come un biglietto. Frase dopo frase si svela il mistero. Alla fine, unendo i tasselli del puzzle, le loro vite saranno legate per sempre.

Si può definire un giallo?
Anche, ma non solo. È un thriller psicologico perché i protagonisti in tempo reale con lo spettatore capiscono cosa accade. Ma nel contempo è anche un’opera in cui si svolge il teatro nel teatro. Non voglio svelare troppo, ma la presenza esterna che lascia loro capire cosa sta accadendo, ha anche una veste di regista. Come se il testo avesse due livelli narrativi, che da paralleli finiscono per incrociarsi.

Per dare credibilità al suo personaggio, su cosa ha lavorato?
Ho voluto mettere in evidenza il graduale svelamento del “mio” carattere. Sul palco sono un ragazzo introverso, con poche sicurezze. Quando qualcuno tenta di annullarle reagisco con l’ira, la rabbia e la paura. Il ricordo di mio padre morto è tema così delicato che il regista/demiurgo tenta di scalfirlo. Accettare che vengano messi in dubbio i propri valori è inaccettabile. Anche per questo mi piace molto.

Cosa l’ha coinvolta di questo ruolo?
È una parte interessante: mi permette di recitare su più livelli, di cambiare assieme a lui, assecondando le reazioni che ha. Dalla paranoia alla dolcezza, dall’indecisione alla rabbia: un registro emotivo ampio.

La scena come si presenta?
È scarna: c’è un letto, dei comodini, alcune sigarette. È funzionale alla storia. Sono i due individui e i dialoghi ad avere importanza.

Cosa augura allo spettatore?
Spero che rimanga ipnotizzato dal gioco tra i due personaggi, che venga coinvolto nell’incastro mentale della vicenda e abbocchi alle loro esche. Sul palcoscenico sono personaggio, ma anche persona. Questo dualismo non viene mai meno.