La vita è un miracolo
Kad je zivot bio cudo
Regia
Emir Kusturica
Sceneggiatura
Ranko Bozic,
Emir Kusturica
Fotografia
Michel Amathieu
Montaggio
Svetolik Mica Zajc
Musica
Dejan Sparavalo,
Emir Kusturica
Interpreti
Slavko Stimac, Natasa Solak, Vesna Trivalic, Vuk Kostic, Aleksandar Bercek, Stribor Kusturica, Nikola Kojo, Mirjana Karanovic
Anno
2004
Durata
155'
Nazione
Francia/Serbia
Genere
commedia
Distribuzione
Fandango

Ogni suo film ha ricevuto un premio prestigioso: Ti ricordi di Dolly Bell? (1981, Miglior Film a Venezia), Papà è in viaggio di affari (1985, Palma D’Oro a Cannes), Il tempo dei Gitani (1988, Miglior Regia a Cannes), Arizona Dream (1993, Orso D’Argento a Berlino), Underground (1995, Palma D’Oro a Cannes), Gatto Nero Gatto Bianco (1998, Leone D’Argento a Venezia). Parliamo naturalmente di Emir Kustirica.
Dopo alcuni anni passati in giro per il mondo a suonare con la sua band No Smoking Orchestra (da cui ha tratto un documentario Super 8 Stories, premiato al Festival Internazionale del Cinema di Chicago), torna al lungometraggio, con un film dal titolo e contenuti alla Frank Capra: La vita è un miracolo. Due ore e mezzo di puro Kusturica al 100% in cui lo spettatore viene precipitato in un universo, al confine tra Bosnia e Serbia, fatto di personaggi strambi e grotteschi, di musica tzigana ridondante ed onnipresente, di micro storie che si intrecciano l’una con l’altra, di animali che riempiono e decorano ogni angolo dell'inquadratura.
In lontananza l’eco del conflitto che insanguinerà l’ex-Jugoslavia, un conflitto a cui nessuno crede sino a quando non si materializzerà sotto gli occhi di tutti. E da allora la brutalità dell’uomo emergerà con vigore, i conflitti individuali sopiti esploderanno ed atroci vendette si consumeranno. Il tutto narrato con il solito stile musicale del grande regista serbo, fatto di primissimi piani che ti sbattono in faccia gli eventi, di un ritmo frenetico e delirante simile a quello di un viaggio sulle montagne russe, di un ottimismo favolistico e salti improvvisi e repentini nel mondo dell’immaginifico.
Un’opera ridondante, barocca, confusa e poco equilibrata, elementi di pregio e difetto nello stesso tempo, che stordisce per la ricchezza delle inquadrature e dei temi trattati, ma capace di rendere il senso di incredulità che colpì le popolazioni balcaniche allo scoppio del conflitto fratricida.
Accusato a Cannes di aver abbandonato con questo film la politica a favore dalla pochade, in realtà è uno dei film più politici da lui realizzati, il tutto sta coglierne il senso sotto la confezione imbastita da commedia musicale.
[fabio melandri]