Vedi Napoli e poi muori
id.
Regia
Enrico Caria
Sceneggiatura
Enrico Caria
Fotografia
Felice Farina, Luca Musella, Mario Spada
Montaggio
Enrico Caria, Giuseppe Schifani, Federico Della Corte, Felice Farina
Art Painting
Luca Ralli
Color correction
Giuseppe Schifani
Musica
Daniele Sepe, Pivio & De Scalzi, A’67, Vittorio Cosma
Produzione
Meta Research srl,
Nina Film srl
Interpreti
Enrico Caria, Felice Farina, Anna La Rocca, Giulio Gragia, Roberto Saviano,
Amato Lamberti, Pino Arlacchi, Tano Grasso
Anno
2007
Genere
documentario
Nazione
Italia
Durata
75'
Distribuzione
Istituto Luce
Uscita
26-01-07

Il progetto è nato durante la prima del film a Roma di Bowling A Colombine di Michael Moore e dell’amore di fare cinema libero e incasinato del regista americano, di far convivere insieme materiali tra loro eterogenei.” Così Felice Farina presenta il docufilm di Enrico Caria, giornalista ed autore satirico napoletano, emigrato insieme ad altri fuoriusciti dell’intellighenzia napoletana negli anni ’80 ai tempi della prima guerra di camorra e del terremoto, tornato nella sua città sulle tracce del Rinascimento napoletano. Una rinascita che partendo dal centro con la cura Sassolino, si è fermata ai confini della periferia più estrema, teatro delle guerre di camorra: Secondigliano, Melito, Scampia. Luoghi dove lo Stato latita e gli eroi sono le persone perbene che continuano a viverci, insieme a preti coraggiosi, scrittori costretti a vivere sottoscorta, maestre di strada il cui obiettivo è portare di una classe di 18 elementi, almeno un paio al termini degli studi della scuola dell’obbligo.
Caria, con lo spirito tipicamente napoletano di chi pur vivendo in situazioni difficili cerca sempre il alto leggero della vita, costruisce un patchwork di materiali tra loro diversi che vanno dalle riprese in super8 effettuate in occasione del primo scudetto napoletano a quelle ad alta risoluzione dei morti sparati per strada, dai videoclip dei rapper di periferia alle animazioni di Luca Ralli, ispirate ai disegni realizzati dallo stesso regista e dai ragazzi di strada. Il tutto ottimizzato dal direttore della fotografia Giuseppe Schifani.
La mia intenzione era evidenziare la presenza di persone per bene che si battono contro una situazione presente. Volevo realizzare un lavoro di ricerca, spostando il punto di vista sull’aspetto culturale dell’universo Napoli. Non è vero che a Napoli non c’è lavoro. Il lavoro c’è, ma è nero.” Questo l’obiettivo del regista Caria. Il risultato è un concentrato di argomenti trattati con troppa superficialità per poter smuovere le coscienze, e le storie raccontate di povertà, disperazione ma anche orgoglio e dignità non si allontanano troppo da quelle già viste tante volte in televisione. Il rischio di cartoline napoletane stereotipate è sin troppo vivo nelle immagini raccolte dal regista, tale che neanche il valore morale dell’operazione può in qualche modo giustificare. [fabio melandri]