Un giorno per sbaglio
Separate Lies
Regia
Julian Fellowes
Sceneggiatura
Julian Fellowes
Fotografia
Tony Pierce-Roberts
Montaggio
Alex Mackie,
Martin Walsh
Musica
Stanislas Syrewicz
Interpreti
Tom Wilkinson, Emily Watson, Rupert Everett, Hermione Norris
Anno
2005
Durata
86'
Nazione
UK
Genere
drammatico
Distribuzione
Fox Searchlight Pictures

James (Tom Wilkinson) e Anne Manning (Emily Watson) conducono una vita semplice ma felice. Lui procuratore schivo e riservato con un forte senso del dovere, lei casalinga un poco annoiata ma assai devota al consorte, si dividono tra l’elegante appartamento di Londra e la casa in campagna dove trascorrono ogni fine settimana.
Questa vita perfetta viene infranta un giorno, per sbaglio, a causa di un incidente automobilistico in cui un uomo muore. Ogni indizio e sospetto vengono rivolti verso un’unica persona, Bill Bule (Rupert Everett), ricchissimo, affascinante, ironico, snob, vicino di casa della coppia e forse qualcosa di più.
Quando lanci un sasso in uno stagno, se in superficie i guasti sono visibili e calcolabili, è difficile prevedere gli scombussolamenti, le alterazioni, i danni che si provocano sotto il pelo dell’acqua.
E sono i danni collaterali al matrimonio dei Manning, alle crepe psicologiche ed emotive che si aprono inesorabili sul tessuto relazionale dei due che sono analizzati con un apprezzabile distacco e misurata leggerezza dal regista e sceneggiatore premio Oscar per Gosford Park, Julian Fellowes e resi sullo schermo dalle misurate interpretazioni della coppia Wilkinson-Watson.
Un film che è un labirinto morale in cui perdersi, dove le persone per bene commettono azioni riprovevoli e quelle cattive sono capaci di slanci di generosità, proprio come accade nel film premio Oscar Crash di Paul Haggis. Ma a differenza di quest'ultimo, Un giorno per sbaglio tende a congelare l’emozione, viaggia volutamente con il freno emotivo tirato a vantaggio di una forma che si avvicina al trattato morale di derivazione letteraria. I continui capovolgimenti di fronte sono curati senza forzatura con naturalezza e verosimiglianza, la struttura narrativa è classica senza inutili artifici estetici così che la pellicola scorre lieve senza grossi sussulti verso un finale forse un po’ troppo accondiscendente. Un pizzico di cattiveria maggiore avrebbe donato al film una dimensione forse più vera, sicuramente più apprezzabile. [fabio melandri]