The Door in the Floor
id.
Regia
Tod Williams
Sceneggiatura
Tod Williams
Fotografia
Terry Stacey
Montaggio
Affonso Goncalves
Musica
Marcelo Zarvos
Interpreti
Jeff Bridges, Kim Basinger, Elle Fanning, Jon Foster, Bijou Phillips
Anno
2005
Durata
111'
Nazione
USA
Genere
drammatico
Distribuzione
Eagle Pictures
Il rumore di qualcuno che cerca di non fare rumore. L’ombra di qualcuno che è assente fisicamente ma presente nei cuori e nelle menti sconvolte da un dolore indicibile e innaturale come quello generato dalla perdita di un figlio.
Ed è questo il dolore che corrode le apparenti solide basi del matrimonio tra il narratore di storie per bambini Ted Cole (Jeff Bridges) e la sua bella moglie Marion (Kim Basinger) nell’ultima estate passata insieme nell’East Hampton - New York. Un dolore per la perdita di un figlio, anzi due, mitigato dalla presenza della piccola Ruth (Elle Fanning) che passa le giornate a rimirar le fotografie dei due fratelli scomparsi che decorano in ogni dove le mura di casa.
Una inusuale storia di fantasmi, dove le entità che aleggiano i meandri della casa della famiglia Cole come le menti dei due genitori sono i sensi di colpa irrisolti e l’epifania di un dolore sottile, continuativo, immutevole, inespresso se non attraverso sottointesi e non detti. E se Ted cerca di superare il trauma attraverso la scrittura, l’amore-ossessione per la piccola Ruth, la moglie Marion trova conforto, comprensione e complicità nel giovane apprendista scrittore Eddie O’Hare (Jon Foster), surrogato affettivo dei figli scomparsi e ultima ancora di salvezza per un matrimonio depauperato nella sua ragione d’essere.
Tratto dal best seller di John Irving ‘A Window for One Year’, The Door in the Floor è un dramma sull’epifania del dolore, un dolore chiuso in quella stanza segreta a cui si accede attraverso la porta nel pavimento ed in cui si rifugia e sprofonda il protagonista alla conclusione del film. Una stanza in cui racchiudere e tenere segregati i mostri delle nostre coscienze come le inquietudini dei nostri pensieri, sino a quando quella porta non si spalanca per invadere le nostre vite.
Un solido e convincente dramma familiare sul tema della perdita, che si avvale di due eccellenti interpreti come Jeff Bridges che dipinge il suo scrittore radical-chic con le tinte estreme e surreali del Lebowsky di coheniana memoria e di una Kim Basinger che gioca su una recitazione fatta di sottrazioni emotive e sottotoni, dimostrando una maturità espressiva inaspettata rispetto ai suoi esordi. Un film che contro le premesse risulta lieve nella narrazione a discapito della drammaticità dei temi trattati. Una lievità che si deve all’ottimo narratore Tod Williams, qui nella duplice veste di sceneggiatore e regista, autore dell’indipendente The Adventures of Sebastian Coe e prossimo adattatore del romanzo di Ernest Hemingway “To Have and Have not”.
Tod Williams sceglie di evitare accuratamente tutti gli stereotipi del dramma familiare, disinnescando emotivamente ogni scena madre acchiappa-lacrima, optando per uno stile piano e lineare che metta in risalto una sceneggiatura equilibratissima e piena di spunti narrativi, con un’affezione ad ogni personaggio, seppur secondario e di contorno. [fabio melandri]