Slevin - Patto criminale
Lucky Number Slevin
Regia
Paul McGuigan
Sceneggiatura
Jason Smilovic
Fotografia
Peter Sova
Montaggio
Andrew Hulme
Costumi
Odette Gadoury
Musica
J. Ralph
Interpreti
Josh Hartnett, Morgan Freeman, Sir Ben Kingsley,
Lucy Liu, Bruce Willis, Stanley Tucci, Danny Aiello
Anno
2006
Durata
110'
Nazione
USA
Genere
thriller
Distribuzione
Moviemax

New York ai nostri giorni. A causa di uno scambio di identità Slevin (Josh Hartnett) rimane coinvolto nella guerra ordita da due capi criminali acerrimi nemici: Il Rabbino (Ben Kingsley) e Il Boss (Morgan Freeman). Costantemente sorvegliato dall’inflessibile Detective Brikowski (Stanley Tucci) dovrà riuscire a salvare la pelle dribblando tra tirapiedi logorroici ed ortodossi, uno spietato assassino Goodkat (Bruce Willis) che sembra saperne una più del diavolo ed affari di cuore affidati alla patologa con una gran voglia di impicciarsi della vita degli altri Lindsay (Lucy Liu).
Naso rotto, Slevin sembra l’utile sciocco, il perfetto capo espiatorio di un regolamento di conti che pone le sue radici in un sanguinolento passato, insomma “l’uomo sbagliato nel momento sbagliatissimo.
Slevin Patto Criminale si inserisce in quella categoria di film che da Pulp Fiction in avanti ha fatto dei dialoghi cool e logorroici la loro ragione d’essere, con personaggi border-line incapaci di prendersi troppo sul serio che condiscono le loro azioni più efferate di una sardonica ironia e filosofia in pillole. Avvalendosi della regia elegante e fumettistica di Paul McGuigan (scozzese di Glasgow ed autore di The Acid House e Gangster Number 1), Slevin sembra quasi una novel graphic in action grazie anche ad una fotografia di Peter Sova (Gangster Number 1, A cena con gli amici, Good Morning Vietnam, Donnie Brasco) che sposa l’uso intenso di tonalità chiaroscurali, quasi a esternare l’universo psicologico di ogni personaggio. Un film che fa della violenza un meccanismo narrativo incapace di prendersi troppo sul serio ed un prologo che per i più attenti presenta elementi ed indizi per lo svelamento del Mcguffin dell’opera.
Nel complesso un film gradevole, ammiccante quanto basta e sostenuto da una cast di attori di primissimo piano in cui si stalla il sempre inespressivo Josh Hartnett, sebbene grazie a quella sua aria perennemente stralunata rende verosimile un personaggio altrimenti improbabile.
[fabio melandri]



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