The Skeleton Key
id.
Regia
Iain Softley
Sceneggiatura
Ehren Kruger
Fotografia
Dan Mindel
Montaggio
Joe Hutshing
Musica
Edward Shearmur
Interpreti
Kate Hudson, Gena Rowlands, John Hurt, Peter Sarsgaard, Joy Bryant
Anno
2005
Durata
104'
Nazione
USA
Genere
thriller
Distribuzione
UIP
“Quando inizi a credere, inizia la paura.”
E’ la differenza che passa tra il vudù, una religione importata a New Orleans da schiavi haitiani agli inizi del 1800 e l’hoodoo, un sistema di credenze al centro della nuova pellicola di Iain Softley. Un eterogeneo coacervo di stregoneria, preparati a base di radici, incantesimi, pozioni, invocazioni e scongiuri. Introdotto in America da schiavi africani, si è poi radicato miscelandosi con le conoscenze botaniche dei nativi americani, con il cristianesimo, il giudaismo e varie credenze pagane di provenienza europea. L’hoodoo è una evocazione, esalta la forza della persona. Chi lo pratica crea un incantesimo con lo scopo di guarire, proteggere, attrarre o talvolta recare danno. Ma la differenza principale che lo contraddistingue del vudù, è che devi crederci per poterne subire i suoi influssi, insomma necessita di una buona dose di suggestione.
E’ quella che poco a poco, si impossessa di Caroline Ellis (Kate Hudson), praticante infermiera alle dipendenze di un’anziana coppia, Violet e Ben Devereaux (Gena Rowlands, John Hurt) dopo che il marito è stato ridotto ad uno stato semi-vegetativo da un ictus che lo ha colpito al’interno di una misteriosa stanza nella soffitta della vecchia casa in stile coloniale. Una casa che nel passato è stato scenario di eventi sanguinosi che oggi riemergono in quella rappresentazione ciclica di eventi che è la vita quotidiana.
Un’anomala storia di fantasmi, ambientata nell’esoterico profondo sud degli Stati Uniti, la Louisiana, che pesca come atmosfere, luci, suoni e rumori nella tradizione del gotico americano rivisto alla luce dell’esoterismo di matrice africana. Un’opera di maniera, assai tradizionale nel suo svolgimento fatta eccezione per l’inusuale e spiazzante finale.
Un film d’attori con una Gena Rowlands inquietante quanto basta ed un immenso John Hurt dagli intensi sguardi carichi di angoscia e terrore. Personalmente mi è piaciuta molto anche la ex-giovane promessa Kate Hudson (sempre più somigliante alla madre Goldie Hawn), compita il giusto ed al servizio degli oliati meccanismi del thriller paranormale. [fabio melandri]