Sicko
id.
Regia
Michael Moore
Sceneggiatura
Michael Moore
Fotografia
-
Montaggio
Geoffrey Richman, Christopher Seward, Dan Swietlik
Line Producer
Jennifer Latham
Produttore
Meghan O'Hara
Musica
-
Interpreti
Michael Moore
Produzione
Dog Eat Dog Films, The Weinstein Company
Anno
2007
Nazione
USA
Genere
documentario
Durata
123'
Distribuzione
01 Distribution
Uscita
24-08-2007
Giudizio
Media

Sicko segna il ritorno, attesissimo, sul grande schermo del predicatore americano per eccellenza, il Beppe Grillo di Detroit, il Gabibbo statunitense puntando l’obiettivo della sua macchina da presa sul sistema sanitario americano, dominato dalle lobby farmaceutiche ed assicurative. Un film dedicato non ai quasi 50 milioni di americani privi di una seppur minima copertura assicurativa, di questi anche il buon Moore se ne lava le mani, ma a quei circa 250 milioni di americani che l’assicurazione l’hanno stipulata e che devono prima rovinarsi per potersela permettere per poi combattere ogni qualvolta debbano usufruirne. Perché le compagnie assicurative, in America come in tutto il mondo aggiungiamo noi, hanno la negativa inclinazione ad evitare di pagare, vuoi perché a loro dire sono spese non necessarie vuoi per qualche cavillo burocratico.
Certo, che la sanità americana fosse un ganglo tumorale da sottoporre a chemioterapia intensiva per poterla sanareè cosa nota a tutti e certo Sicko, il falso documentario di Michael Moore, nulla aggiunge e nulla toglie all’argomento. Dalla serie E.R. medici in prima linea per finire a Erin Brockovich, avevano già abbondantemente illuminato il pubblico di mezzo mondo sull’argomento.
Ma il Sig. Moore, da buon predicatore moderno qual’è, ci illustra che un’altra via è possibile. Basta guardare poco oltre il confine americano, su verso nord in Canada per trovare il paradiso sanitario terrestre, dove chiunque viene visitato e sottoposto a trattamenti e visite specialistiche nel giro di circa 30’ minuti di attesa. Credibile? Certo quanto la notizia che i canadesi non chiudono a chiave le porte delle loro case (Bowling a Columbine)…
Ma se il Canada non bastasse come esempio ecco che il Sig. Moore ci presenta eclatanti dimostrazioni di buona sanità pubblica in Inghilterra, dove un medico del servizio sanitario pubblico può anche guadagnare 250.000 euro di stipendio l’anno, permettersi un bell’appartamento al centro di Londra e guidare una fiammante Audi; o in Francia dove il Servizio Sanitario Nazionale invia a casa dei suoi assistiti addirittura una colf per preparare la pappa al pupetto o lavare i panni sporchi. Ma anche nel paese del male per antonomasia, Cuba, il servizio sanitario è efficientissimo e gratuito. In ogni quartiere c’è un medico di zona ed una farmacia, le medicine costano veramente nulla (5 centesimi di dollari contro una spesa di 250 dollari per la stessa medicina negli Stati Uniti), i medici sono gentilissimi e disponibilissimi, sopratutto con una macchina da presa puntata in faccia. I governi di Cuba, Inghilterra e Francia ringraziano sentitamente per il mega spottone messo in campo dal Sig. Moore con un uso strumentale del mezzo cinematografico degno di un Ministro della Propaganda di qualche Stato Libero di Bananas. Le scelte registiche sono esemplari da questo punto di vista. Fotografia livida, mendicanti abbandonati agli angoli delle strade, sporcizia e povertà negli Stati Uniti; sole splendente, uccelli che cantano, coppiette innamorate e musiche romantiche a Parigi e Londra. La summa degli stereotipi messi in scena come fosse verità documentata.
Michael Moore è diventato oramai prigioniero del suo personaggio mediatico. Dai documentari militanti alla Roger & Me, siamo giunti ai film di pura propaganda, in cui si parte da una tesi e si costruiscono intorno le prove a sostegno. Moore fa delle eccezioni la regola, dei casi estremi la normalità, purchè queste vadano ad assecondare il suo punto di vista. Il tutto sotto le mentite spoglie di un documentario che per definizione dovrebbe documentare la realtà e non costruirla come il migliore dei fiction movie.
In conferenza stampa a Roma, il Sig. Moore ha cantato le lodi del sistema sanitario italiano e quelle del nostro Ministro della Sanità Livia Turco. Ma allora perché il nostro “meraviglioso” servizio sanitario nazionale non viene neanche sfiorato dalla propaganda del regista americano? Ma certo che sciocchi, se la sanità in Italia fa acqua, la colpa è di Berlusconi…
Andate pure a vedere Sicko, ma prima di entrare in sala accendete il vostro cervello e ragionate sul flusso di informazioni che Moore vi precipita addosso, discernendo ciò che è realtà da ciò che è pura e semplice propaganda. [fabio melandri]

 

Torna Michael Moore, e si conferma in tutto lo splendore di un'inevitabile parabola discendente. Di documentari a tesi ci è sempre capitato di vederne molti, e tutti in qualche modo (pensiamo alla Columbine dello stesso Moore) attingevano da una realtà proposta come totale, limpida, in qualche maniera ogettiva.
In Sicko tutto questo non esiste. E' un film ontologico in qualche modo, facente riferimento unicamente alla mente del regista, tendente alla dimostrazione di una tesi costi quel che costi. La dimensione documentaristica scompare, lasciando il posto ad un collage di spezzoni precostituiti montati a piacimento dal regista (che in questo ci sa fare), il quale però deborda dagli intenti iniziali, dipingendo da una parte l'inferno più disperante (il sistema assicurativo americano), dall'altra una sorta di paradiso incredibile (la sanità pubblica francese e canadese).
Oltretutto, così avviluppato com'è alla propria ideologica presa di posizione, Moore parla di governi, burocrazie e cavilli, eliminando qualsivoglia dimensione umana nel rapporto paziente/dottore e società/malato che costituisce il fondamento per qualsivoglia esplorazione di uno degli aspetti più delicati del vivere privato e sociale di qualsiasi comunità, come quello dell'assistenza ai malati.
[pietro salvatori]