Salvador - 26 anni contro
Salvador (Puig Antich)
Regia
Manuel Huerga
Sceneggiatura
Lluís Arcarazo
Fotografia
David Omedes
Montaggio
Aixalà/Santy Borricòn
Scenografia
Antxón Gómez
Costumi
María Gil
Musica
Lluís Llach
Produzione
Mediapro
Interpreti
Daniel Brühl, Tristan Ulloa, Leonardo Sbaraglia, Joel Joan, Celso Bugallo, Mercedes Sampietro, Olalla Escribano, Carlota Oleina
Anno
2006
Genere
drammatico
Nazione
Spagna, UK
Durata
134'
Distribuzione
Istituto Luce
Uscita
27-04-07

Salvador Puig Antich. Un nome che a noi italiani dice ben poco ma che agli spagnoli è rimasto, legittimamente, impresso nella memoria. Salvador era un giovane militante del Movimiento Iberico de Liberaciòn, un gruppo di estrema sinistra che all’inizio degli anni Settanta, in pieno regime franchista, aveva messo in ginocchio la polizia con rapine in banca atte a finanziare l’ala militare del movimento. Rapine che erano andate tutte in porto e che avevano illuso i giovani militanti di poter cambiare davvero le cose nel loro Paese ma che in realtà si conclusero con l’arresto del giovane Salvador che, dopo un processo-farsa, venne condannato a morte e giustiziato il 2 marzo 1974 (ultima esecuzione in Spagna con la garrota, tremenda pratica di morte usata per i prigionieri politici ma degna della mente perversa e violenta di “Saw –l’enigmista” e non di un governo europeo universalmente riconosciuto e accettato).
Salvador – 26 anni contro dello spagnolo Manuel Huerga, autore di documentari e regista televisivo con la passione per l’arte (non solo figurativa), qui al suo secondo lungometraggio dopo Antàrtida del 1995 da noi inedito, ripercorre i momenti immediatamente precedenti alla cattura di questo giovane militante antifranchista e si sofferma sulla sua triste prigionia e sul disperato tentativo delle sue amate sorelle di evitargli la condanna a morte. Siamo agli inizi degli anni Settanta. Anni bui e tremendi che una nazione così all’avanguardia come la Spagna di oggi vorrebbe senza dubbio cancellare ma che forse un film come questo fa bene invece a ricordare. Anni in cui solo un manipolo di giovani “ribelli” cercava in ogni modo di opporsi alla dittatura franchista giungendo anche a sacrificare la propria vita pur di salvaguardare il bene del proprio Paese e della propria gente. Salvador diventa il capro espiatorio dell’ordine precostituito (durante la sua cattura viene ucciso in un conflitto a fuoco un ispettore di polizia e durante la sua prigionia l’ETA uccide il capo del governo franchista). Ma diventa anche il paladino della lotta per la libertà (“un ribelle con causa”) ergendosi a simbolo di tutta una generazione che forse avrebbe potuto fare di più per evitare un’esecuzione tanto terribile quanto inutile e per affrancarsi più velocemente (e coscientemente) dalla dittatura franchista.
I toni sono quelli del documentario (politico), tanto caro al regista iberico, ritmo lento e fotografia scura come nei vecchi reportage televisivi, un po’ troppa freddezza nell’esplorazione dei caratteri (viene fuori poco del carisma di Salvador e dei suoi compagni come della “vera” situazione politica di quei tempi) ma vigoroso atto d’accusa contro la pena di morte e contro un ben più ampio “ordine” prestabilito che ancora oggi fa fatica ad accettare le proprie responsabilità di fronte alla storia.
Il film ha fatto incetta di premi un po’ovunque ed è stato presentato a vari festival tra cui Cannes nel 2006 nella sezione “Un certain regard” e Courmayeur Noir in Festival in concorso. [marco catola]

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