Ricky Bobby
Talladega Nights: The Ballad of Ricky Bobby
Regia
Adam McKay
Sceneggiatura
Will Ferrell, Adam McKay
Fotografia
Oliver Wood
Montaggio
Brent White
Scenografia
Clayton R. Hartley
Costumi
Susan Matheson
Musica
Alex Wurman
Produzione
Apatow Company, Mosaic Media Group
Interpreti
Will Ferrell, John C. Reilly, Sacha Baron Cohen, Gary Cole, Michael Clarke Duncan, Adam McKay, Elvis Costello, Mike Joy, Bill Weber, David Koechner
Anno
2006
Genere
commedia
Nazione
USA
Durata
105'
Distribuzione
Sony Pictures Releasing
Uscita
3-11-06

In America conta solo la velocità. L’eccitante, cazzuta, velocità!” parola di Eleanor Roosvelt, first lady americana dal 1932 al 1945.
Se non sei il primo, sei l’ultimo.” Parola di Reese Bobby, padre di Ricky, una passione per la velocità ereditata dal padre, un uomo che esce ed entra nella vita del figlio come un fantasma di shakespeariana memoria.
Ma di Shakespeare, Ricky Bobby non ha nulla. Anzi come Q.I. siamo nella capitale di quel paese purtroppo reale in cui un Presidente di squadra di calcio professionistica mancando l’amalgama al suo team voleva comprarsela al calcio mercato, o di quel ciclista felice di essere arrivato uno.
Siamo nel mondo della Formula NASCAR, già protagonista di altri film dimenticabili come Giorni di Tuono, dove come nel più classico dei sogni americani un meccanico, causa defezione del pilota titolare, si trasforma in asso del volante, sbaragliando la concorrenza e diventando idolo di scuderia, pubblico e sponsor, tanto da utilizzare come spazio pubblicitario il parabrezza anteriore della sua monoposto.
La Formula Nascar sta agli americani come la Formula Uno al resto del mondo. Ed è proprio l’entrata in scena di un pilota di quest’ultima, naturalmente francese, naturalmente gay, naturalmente sponsorizzato dall’acqua… Perrier (e come ti sbagli!) a rovinare il piccolo sogno del cow-boy Ricky.
La comicità è greve tanto quanto la sceneggiatura di un film che punta tutto sulla spettacolarizzazione delle gare e degli incidenti – la cosa migliore della pellicola -, tendendo ad una messa in scena grottesca che manca inesorabilmente il proprio obiettivo.
Protagonisti Will Ferrel, comico assai noto in America ed assai meno in Italia (Elf, Melinda e Melinda, The Producers) non ha propriamente il fisico da corridore e la sua capacità di coinvolgimento, non servito a dovere da una sceneggiatura di cui si rende colpevole co-autore, rasenta le 5 miglia orarie, travolgendo nella debacle una delle icone del cinema impegnato ed indipendente John C. Reilly, un nome che in pochi ricordano a discapito della sua faccia (The Hours, Chicago, Criminal, Magnolia, Boogie Nights, Radio America). Evidentemente i mutui in America hanno subito un rapido innalzamento degli interessi.
[fabio melandri]


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