Mille miglia lontano
Riding Alone for Thousands of Miles
Regia
Zhang Yimou
Sceneggiatura
Zou Jingzhi
Fotografia
Zhao Xiaoding
Montaggio
Cheng Long
Scenografia
Sun Li
Suono
Tao Jing
Musica
Guo Wenjing
Produzione
Gilla Co. Ltd, Bejing New Picture Film Co. Ltd, Elite Group Ent.
Interpreti
Ken Takakura, Shinobu Terajima, Kiichi Nakai,
Li Jamin, Jiang Wen, Oiu Lin, Yang Zhenbo
Anno
2006
Genere
drammatico
Nazione
Cina
Durata
107'
Distribuzione
Mikado
Uscita
17-11-06

Takata Gou-ichi vive in un tranquillo e sperduto villaggio di pescatori sulla costa nord-occidentale del Giappone. Su insistenza della nuora Rie, si reca a Tokio per trovare il figlio ricoverato in ospedale. I rapporti tra i due sono rovinati da ruggini del passato, tanto che il figlio si rifiuta di riceverlo.
Una videocassetta consegnata dalla nuora a Takata è la chiave per capire chi è diventato in questi anni di lontananza il figlio, un appassionato di culture popolari in particolar modo di una ballata antica di oltre mille anni: ‘Il viaggio solitario, mille miglia lontano’ tratto dal Romanzo dei tre regni. La storia del potente generale Guan Yu – che rifiuta titoli e ricchezze per cavalcare per migliaia di chilometri in aiuto di un amico – è diventata un simbolo di lealtà.
Questo la leva sulla quale Takata fa forza per intraprendere un viaggio all’interno della Cina più remota ed arretrata, tra difficoltà linguistiche e burocratiche, viatico per una conoscenza di se e del figlio che in passato aveva percorso i medesimi sentieri.
Zhang Yimou dopo due film ad alto tasso spettacolare e pieno di effetti speciali come Hero e La foresta dei pugnali volanti torna ad un cinema più intimo ed umanista in cui l’uomo con i suoi sentimenti e contraddizioni torna in primo piano. Il valore della famiglia come nucleo su cui fondare la società, la trasmissione della tradizione da generazione in generazione attraverso i legami patriarcali sono alcuni dei temi toccati da questo intenso dramma di amore incondizionato che procede per ritmi lenti ma inesorabili, dilungandosi eccessivamente nella sua parte finale.
Nel ruolo del padre, un monumento del cinema giapponese, una sorta di Clint Eastwood orientale dal carisma ipnotico come Ken Takakura, circondato da un manipolo di attori non professionisti che riscopre il talento di Zhang Yimou nello scovare visi ed espressioni virginali rispetto la macchina da presa. [fabio melandri]