L'uomo dell'anno
Man of the Year
Regia
Barry Levinson
Sceneggiatura
Barry Levinson
Fotografia
Dick Pope
Montaggio
Steven Weisberg, Blair Daily
Scenografia
Stefania Cella
Costumi
Delphine White
Musica
Graeme Revell
Produzione
Morgan Creek
Interpreti
Robin Williams, Christopher Walken, Laura Linney, Jeff Goldblum,
Lewis Black, David Alpay, David Nichols, Faith Daniels, David Ferry
Anno
2006
Genere
commedia
Nazione
USA
Durata
115'
Distribuzione
Medusa Film
Uscita
11-05-07

“Il punto fondamentale di questo film è che non parla di liberali e conservatori, di Democratici o di Repubblicani. - racconta il regista - Il punto chiave del film è che c’é qualcosa di sbagliato in un sistema se la gente comincia a sentirsi lontana anni luce e non rappresentata dai politici che ha votato. L’Americano medio ha la sensazione che il Governo non stia rispondendo alle sue esigenze”.
A Barry Levinson - apprezzato sceneggiatore di A cena con gli amici, … e giustizia per tutti, L’ultima follia di Mel Brooks e regista di altri due film “politici” come Good Morning Vietnam e Sesso e potere – piace trattare di politica, affrontarla con i toni dell’ironia condita da sarcasmo per depurarla delle sue devianze e restituendocela pura, “bella” come la definirebbe Walter Veltroni. La bella politica, quella dove l’uomo politico è al servizio del cittadino e degli interessi del cittadino e di conseguenza del paese. Colui che parafrasando un celebre slogan, “non dovrebbe chiedere mai” ed invece è condannato a rendere conto alle lobby che lo sostengono.
Può un comico diventare Presidente degli Stati Uniti? Qualcuno risponderebbe che è già successo con l’attuale inquilino della Casa Bianca, George W. Bush.
In effetti gli agganci alla realtà ci sono, evidenti e dichiarati dallo stesso Levinson: “Dopo le elezioni ci siamo posti tante domande sulle macchine elettroniche per il voto usate dell’Ohio e negli altri stati, chiedendoci soprattutto se fossero attaccabili dagli “hackers” oppure no. Inoltre, non bisogna dimenticare che in quell’occasione c’era stata anche la candidatura di Ralph Nader come terzo incomodo a complicare ancora più le cose. Il dibattito e le riflessioni scaturite da quelle elezioni mi sono sembrati un ottimo punto di partenza per la mia nuova sceneggiatura”. Il regista-sceneggiatore era soprattutto interessato al fatto che, una volta entrati nel nuovo millennio, il voto elettronico è diventato ormai ineludibile ed inevitabile. A cominciare dallo scandalo delle “schede elettorali discusse” in Florida nel 2000 che hanno messo in discussione la legittimità stessa delle elezioni fino ai problemi tecnici con le varie macchine verificatisi negli ultimi anni, insieme ai ritardi nell’arrivo dei computer, agli exit polls non esatti e agli errori umani, le storie di questo tipo hanno invaso la stampa e i media. Da qui la storia del comico televisisvo Tom Dobbs (Robin Williams) – personaggio alla David Letterman o calati nel nostro panorama Beppe Grillo o Daniele Luttazzi - che per una mera questione di doppie consonanti manda in tilt il sistema di conta dei voti elettronici divenendo Presidente Incaricato degli Stati Uniti D’America. L’inghippo viene scoperto da una solerte dipendente (Laura Linney) della ditta appaltatrice del servizio di elaborazione dati per conto del Governo degli Stati Uniti, che tenta di avvertire prima i suoi superiori, inutilmente, in seguito lo stesso Presidente incaricato, che intanto aveva iniziato a godersi dei vantaggi del nuovo status.
Tra populismo, qualunquismo ed un pizzico di umorismo, Levinson costruisce un film impuro a metà strada tra film di satira e thriller fantapolitica. Discontinuo, incapace di prendere una direzione decisa ed univoca, il film nasce con le migliori intenzioni ma delude nella sua realizzazione; un film che voleva essere cattivo ma profuma di buonismo ad ogni snodo narrativo.
Nota lieta l’interpretazione di Robin Williams. Il tempo che passa oltre a donargli nuove rughe, gli permette sfumatura interpretative e dolenti che rendono i suoi personaggi più veri, depurati dall’eccessivo clownismo con cui erano dipinti, fatte rare eccezioni, molti dei suoi personaggi in passato. [fabio melandri]

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