L'ora di punta
id.
Regia
Vincenzo Marra
Sceneggiatura
Vincenzo Marra
Fotografia
Luca Bigazzi
Montaggio
Luca Benedetti
Scenografia
Beatrice Scarpato
Costumi
Daniela Ciancio
Musica
--
Interpreti
Fanny Ardant, Michele Lastella, Giulia Bevilacqua, Augusto Zucchi, Antonio Gerardi
Produzione
R&C Produzioni, French Connection, Rai Cinema,
con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Anno
2007
Nazione
Italia
Genere
drammatico
Durata
95'
Distribuzione
01 Distribution
Uscita
07-09-2007
Giudizio
Media
| sito |

Filippo Costa fa la guardia di finanza. Di modesta estrazione sociale ma pieno di ambizione. La carriera nel suo ambiente gli sta stretta, lui punta più in alto. Costretto a confrontarsi personalmente con la corruzione del suo lavoro si rende conto che le sue aspirazioni di ascesa sociale sono tutt’altro che utopistiche. Aiutato da una donna molto più vecchia di lui con cui inizia una relazione riesce ad addentrarsi nel mondo dell’alta finanza ed intraprendere l’ambita scalata sociale. Ma si sa, quando si lascia una strada per percorrerne un’altra bisogna lasciarsi dietro tutto, forse anche se stessi…
Filippo è uno squalo con tanta fame. Così lo ha definito Marra. E il mare in cui sguazza sembra offrirgli un’ampia gamma di scelta.
Il menu è variegato e sopraffino: sentimenti (rin)negati, remore saltate, dignità esaltata, innocenza perduta, ambizione intransigente, riscatto sociale. La freddezza dell’archetipo implica però maggiore lucidità da parte di un (anti)eroe nero. In realtà il gioco sfugge di mano a questo pesciolino in cerca di rivendicazione. Il passato con la sua scure torna a mietere teste. E il ricorso al sangue è inevitabile.
Come in un pamphlet di cattivo gusto. Tutto ci viene offerto con una luce livida, né compiaciuta né distaccata. Troppi i clichés cui si sottosta placidamente. A partire da una Roma snaturata e consunta fino ai giochetti perversi del cuore diviso in due. Deja vu da maieutica boriosa. Senza la giusta convinzione. E con molta sciatteria emotiva. L’azione non corrisponde mai al modo di essere di chi la compie. Tutto scivola via cinicamente. Ma non, come vorrebbe farci intendere Marra, per un innato senso di inadeguatezza sociale. La sublimazione del male si divincola malamente anche negli alti ranghi se non si hanno i mezzi morali indispensabili a sostenerne il peso gravoso.
Innaturale sì ma mai estrema. Con sprazzi di humour involontario da pantomima degli eccessi, eccessi che tuttavia non ci sono. (In)elegante. (In)eccessivo. (In)esistente.
[marco catola]