In questo mondo libero...
It's a Free World...
Regia
Ken Loach
Sceneggiatura
Paul Laverty
Fotografia
Nigel Willoughby
Montaggio
Jonathan Morris
Scenografia
Fergus Clegg
Costumi
Carole K. Fraser
Musica
George Fenton
Interpreti
Kierston Wareing, Juliet Ellis, Leslaw Zurek, Joe Siffleet
Produzione
FilmFour, Sixteen Films Ltd., BIM Distribuzione, EMC Produktion,
Filmstiftung Nordrhein-Westfalen, SPI International, Tornasol Films S.A.
Anno
2007
Nazione
UK, Italia, Germania, Spagna
Genere
drammatico
Durata
93'
Distribuzione
Bim Distribuzione
Uscita
28-09-2007
Giudizio
Media

La vita di Angie è ad una svolta. Licenziata per l’ennesima volta, si trova a dover decidere se continuare a lavorare sotto qualcuno e rischiare di trovarsi di nuovo col culo per terra o tentare il colpaccio e mettersi in proprio. Energica, ambiziosa e tenace Angie opta per la seconda chance e con la coinquilina Rose, laureata costretta a lavorare come call center, decide di aprire un’agenzia interinale per extracomunitari. A parte le difficoltà iniziali il progetto delle due amiche sembra andare in porto ma il miracolo del lavoro flessibile e della globalizzazione si rivelerà ben presto un miraggio.
Come sempre accade nel cinema di Ken Loach, regista corrosivo e militante, attivo sin dagli anni Sessanta, quando si auspicava davvero ad una rivoluzione sociale ancor prima che culturale ed economica, lo sguardo che ricorre è come al solito puntuale nell’evidenziare la piaga attuale del suo Paese: il lavoro. Che però da quella che era la desolante condizione dei proletari inglesi, tematica portante di tutto il suo cinema, passa alla ancora più misera condizione dei nullatenenti stranieri. Certo nel film si parla di Londra ma è come se si parlasse di Roma, Berlino, Parigi. Europa insomma. La tanto amata Europa unita. La molteplicità di etnie londinese deve però fare i conti con la mancata integrazione, con il lavoro nero e con la criminalità.
Angie è un’antieroina, non la si può certo definire un personaggio simpatico. È un pesce piccolo che si nutre degli avanzi degli altri pesci piccoli, invece di fare forza unendosi tra loro. Pur avendo slanci di solidarietà è una donna contraddittoria, ambigua, egoista. Salva se stessa, suo figlio e nessun altro. Ma l’avidità si paga. E anche se in apparenza fai del bene l’ipocrisia degli intenti prima o poi ti crolla sotto i piedi. Angie gioca col fuoco. E si brucia completamente. In nome di una globalizzazione che non c’è, di una regolamentazione che latita, di leggi che esistono solo per essere ignorate. Ma l’antieroismo di Angie risulta palese proprio dalla sua accidia, dalla sua scarsa volontà di cambiare le cose. Preferisce adattarsi, uniformarsi al sistema piuttosto che combattere fino in fondo contro le ingiustizie, si dà dei margini di tempo per mettere tutto in regola ma poi degenera, si lascia traviare dall’abbaglio di un guadagno facile e perde l’orientamento. Assorbita da una famiglia che non la capisce, da una società che non la rispetta, da una vita che non le compete. Eppure è dotata di talento, ma come riuscire ad emergere in un mondo spietato e senza regole come quello di oggi? Sembra non esserci speranza per Loach, la sua Angie si ritroverà sola, piena di debiti e terrorizzata dalla malavita che ha cercato di gabbare…Tocca forse rimboccarsi le maniche e ricominciare senza troppe esitazioni
. [marco catola]