Il sole nero
id.
Regia
Krzysztof Zanussi
Sceneggiatura
Rocco Familiari, Krzysztof Zanussi
Fotografia
Ennio Guarnieri
Montaggio
Paola Freddi
Scenografia
Alfonso Rastelli
Costumi
Alessandra Cardini
Musica
Wojciech Kilar
Produzione
Edelweiss Production,
SBS Films
Interpreti
Valeria Golino, Kaspar Capparoni, Lorenzo Balducci,
Mariella Lo Sardo, Remo Girone, Toni Bertorelli, Victoria Zinny
Anno
2007
Genere
drammatico
Nazione
Italia, Francia
Durata
104'
Distribuzione
Mikado
Uscita
15-06-07

Agata (Valeria Golino) e il marito Manfredi (Lorenzo Balducci), sono innamorati e pieni di passione. Trascorrono le ore chiusi dentro casa, in camera da letto a vivere la loro intimità. Una mattina di sole, Manfredi viene assassinato. Ad ucciderlo è Salvo (Kaspar Capparoni) - uno sbandato - che punta il fucile giusto per sfogare la rabbia per la condizione di emarginazione e squallore in cui vive.
Da questo momento la vita di Agata si divide in due. Da una parte il desiderio di un figlio che le permetta di sentire ancora vicino l’amato Manfredi; dall’altra il bisogno di capire chi è il colpevole, forse per vendicarsi... La donna trova quello che sta cercando, scopre dove vive Salvo e, smentita l’illusoria maternità, non le resta altro che vendicarsi da sola. Con l’abito da sposa e il fucile caricato con un’unica pallottola, la stessa che ha ucciso il marito, che lei ha fatto rigenerare da un armaiolo, va incontro alla fine.
La storia, tratta da un dramma di Rocco Familiari, per certi versi è molto simile alla pellicola scozzese Red Road di Andrea Arnol. Ma se lì il dolore, la rabbia e il bisogno di capire le cause della morte sono descritti senza scadere nel didascalico o nel ridicolo, Krzysztof Zanussi realizza una pellicola priva di tensione narrativa e troppo compiaciuta. I dialoghi tra la Golino e il commissario Toni Bertorelli sfiorano il pleonastico, per non parlare del breve monologo di Remo Girone, che durante l’autopsia non valuta le cause della morte, ma rimpiange la bellezza del corpo ormai senza vita di Manfredi. Non può mancare il fascio di luce che illumina gli occhi azzurri della Golino, che si offre senza pudori alla cinepresa. Sulla carta poteva essere un film poetico e visionario, ma non si sta parlando di Emir Kusturica e tantomeno di Wim Wenders. [valentina venturi]

| sito |