Il mio miglior nemico
id.
Regia
Carlo Verdone
Sceneggiatura
Carlo Verdone, Silvio Muccino, Pasquale Plastino, Silvia Ranfagni
Fotografia
Danilo Desideri
Montaggio
Claudio Di Mauro
Musica
Paolo Buonvino
Interpreti
Carlo Verdone, Silvio Muccino, Ana Caterina Moriaru, Agnese Nano, Paolo Triestino, Corinne Jiga, Sara Bertelà, Leonardo Petrillo
Anno
2006
Durata
110'
Nazione
Italia
Genere
commedia
Distribuzione
Filmauro
Dopo la parentesi di Manuale d’amore di Giovanni Veronesi, la coppia Carlo Verdone-Silvio Muccino si ritrova stavolta a fare i conti, non più con spezzoni o inserti, ma con un film tutto loro, per la regia del rinomato comico romano. Il binomio esperienza-freschezza sembra funzionare in questa commedia all’italiana di genere con qualche sfumatura grottesca di passaggio. Ma non troppo. Verdone, secondo indiscrezioni, sembra aver chiamato Silvio Muccino per lavorare all’integrazione di sceneggiatura riguardante un personaggio previsto nella storia e coetaneo al fratello del regista di Ricordati di me. Sembra iniziato così il rapporto lavorativo tra i due, sullo sfondo di una produzione del sempre più colosso Filmauro di Aurelio De Laurentis. Il film allieterà senza dubbio le serate cinematografiche di molti spettatori (medi) ma senza però lasciare minima traccia nella memoria, lasciando immutato il panorama filmico nostrano ed il livello medio qualitativo.
Achille è un uomo in carriera, dirigente, legato ad una importante famiglia borghese che controlla una catena di alberghi. Malauguratamente ha la sfortuna di licenziare per furto la madre di Orfeo, che proverà con ogni mezzo (riuscendoci) a rovinare la vita dell’uomo colpevole della caduta della madre in depressione. Vicissitudini, strade, viaggi, fatti e persone si alterneranno sul cammino dei due personaggi, amalgamando i loro destini ed il loro rapporto personale, fondendo le scene e le azioni su sentieri piacevoli e sempre mutevoli. E’ questo senza dubbio il punto di forza della pellicola, girata tra Roma, Istanbul e Ginevra, il suo incedere sempre spedito, mai petulante o infermo, senza incertezze di ritmo. Il film scorre molto bene, diverte e non stanca, ma più di una volta la scrittura lascia delle lacune narrative evidenti, incoerenze comportamentali nelle parole dei personaggi (Cecilia si guarda bene dal dare il numero di cellulare ad Orfeo ma il giorno dopo lo supplica ridendo “rapiscimi e scappiamo insieme”…) o troppo tirata via appare una certa forma di interrelazione tra le figure in rapporto al tempo trascorso (Orfeo dice “non credevo che una come te potesse esistere” quando la conosce a malapena da tre giorni…). Il film va visto senza dubbio (e analizzato) sotto un punto di vista “ludico” e d’intrattenimento senza pesare troppo regia e struttura, per non fare le ore piccole a correggere gli errori. Va segnalata la presenza massiccia (e ripetuta) di sponsor, loghi e marche commerciali durante il film, segno che la nuova Legge Urbani ha di modo alterato la visione (almeno in Italia) dello spettatore. Sul finire del film viene fatta una videchiamata tra i personaggi principali attraverso i cellulari: al fine della storia quella scena è assolutamente inutile, ma mette in bella mostra il logo di una nota casa di telecomunicazioni che sicuramente ha chiesto per contratto un certo numero di apparizioni per finanziare il progetto. Non vorrei che tra un po’ fossero gli sponsor a fare film su commissione per fare degli spot di un paio d’ore e regalarci artifici senza fine e sensibilità. Che il Dio denaro cresca altrove. Per fortuna i film passati non ce li tocca nessuno. A parte la mia modesta opinione, trovo Verdone l’ultimo vero “cantautore” del cinema italiano, popolare ma sincero come una canzone di Venditti, malinconico e perdente quanto una strofa di Guccini, che fa ridere amaro sulla mediocrità della vita ma ne esalta i piccoli e intensi momenti. Qua è incappato in una strettoia fastidiosa, un lavoro gomito a gomito, ha “sperimentato” una convivenza, ma ha fatto e può ancora fare meglio. Silvio Muccino mi ricorda un po’ la vicenda sportiva di Paolo Maldini al Milan: bravo, con margini di miglioramento, forse un campione. Ma che senza le note conoscenze nel campo non sarebbe mai arrivato dov’è. E di giocatori bravi e sconosciuti l’Italia è purtroppo piena. Presto, sono convinto, lo vedremo alla regia, è l’evoluzione naturale della specie. Spero quel giorno di aver già subito la lobotomia che ho prenotato in clinica qualche mese fa dopo aver saputo che anche Platinette potrebbe fare un film da regista. [alessandro antonelli]