Danny The Dog
id.
Regia
Louis Leterrier
Sceneggiatura
Luc Besson
Fotografia
Pierre Morel
Montaggio
Nicolas Trembasiewicz
Musica
Massive Attack
Interpreti
Jet Li, Morgan Freeman, Bob Hoskins, Kerry Condon, Michae Jenn,
Dylan Brown, Tamer Hassan, Carole Ann Wilson, Jaclyn Tze Wey
Anno
2005
Durata
103'
Nazione
Francia
Genere
drammatico
Distribuzione
01 Distribution
In tempi referendari come quelli che stiamo vivendo, labile e sempre più indefinito è il confine tra famiglia naturale ed adottiva; tra coloro che ti crescono, allevano, addestrano e coloro che invece ti costruiscono come essere umano trasferendoti valori, affetto e protezione.
Tra queste due concezioni di famiglia si muove come un pendolo impazzito Danny (Jet Li) , tolto dalla strada a 4 anni, allevato come un cane da guardia dallo zio strozzino Bart (Bob Hoskins) ed utilizzato come arma mortale verso gli insolventi debitori. Addestrato all’attacco secondo declinazioni sadiche
delle tecniche di apprendimento pavloviane, privo di ogni psicologia umana, attivato da un collare che gli viene applicato ed all'accorrenza tolto, obbedisce ciecamente al suo padre-padrone. A risvegliare in lui sembianze umane, a riprogrammarlo come essere umano, l'incontro con Sam, un anziano e cieco accordatore di pianoforte (un immenso Morgan Freeman), vedovo e con una figlia pianista, che lo circonda di quell’affetto ed amore a lui negato dopo l’assassino della madre.
Un film sull'importanza formativa dell'istituto familiare
mascherato da action-movie, un film che gioca sui rapporti di forza che si insaturano tra padrone e schiavo, dominante e dominato, uomo e bestia, anche se trattansi di bipede riconducibile alla specie di homo sapiens.
Scritto da Luc Besson, con le musiche ipnotiche dei Massive Attack, diretto da Louis Le Terrier (assistente di Jean-Pierre Jeunet per Alien Resurrection e lo stesso Besson per Giovanna D’Arco) Danny The Dog è un film diviso in due, tra l'anima action con cui si apre condita da una violenza iperreale e fumettistica, volutamente glamour e sopra le
righe con quella più introspettiva, riflessiva a tratti sentimentale. Un calibrato mix di due storie, una dominata dalla violenza e all’odio, l’altra dall’amore e dall’affetto, con il comune denominatore del personaggio interpretato da Jet Li. Due storie caratterizzate da precise messe-in-scena; quella action dominata da grandi movimenti di macchina, inquadrature di stampo fumettistico e da una fotografia desautorata nei colori; quella sentimentale caratterizzata da colori caldi, intensi primi piani e movimenti funzionali e ritmo dilatato. Un film che punta forte sulla recitazione del cast in
cui primeggia da una parte un Jet Li che oltre a sparare calci a destra e sinistra dimostra una capacità recitativa inusuale per i suoi standard, giocata su una fisicità in cui fa parlare il corpo ma anche e sopratutto il viso, riuscendo a coprire uno spettro emotivo assai vasto. Gli fa eco il sempre più bravo e commuovente Morgan Freeman, un attore la cui sola presenza vale il prezzo del biglietto, capace come pochi di dare spessore, credibilità, verosimiglianza, in una parola vita anche ai personaggi più improbabili. Non è questo il caso naturalmente in quanto il suo Sam ha una grazia
dolente ed una sensibilità rarefatta che ricordano il suo ruolo in Million Dollar Baby. Tra loro si insinua un divertente e divertito Bob Hoskin, il “padre cattivo” della storia attraverso una recitazione volutamente sopra le righe. Un film che spiazza, diverte, a tratti commuove. Un divertissement di cui in giorni di magra e fondi di magazzino si sentiva l’assoluta necessità. [fabio melandri]