Certamente, Forse
Definitely, Maybe
Regia
Adam Brooks
Sceneggiatura
Adam Brooks
Fotografia
Florian Ballhaus
Montaggio
Peter Teschner
Scenografia
Stephanie Carroll
Costumi
Gary Jones
Musica
Clint Mansell
Interpreti
Ryan Reynolds, Isla Fisher, Abigail Breslin, Elizabeth Banks, Rachel Weisz,
Liane Balaban, Nestor Serrano, Kevin Kline, Derek Luke
Produzione
Working Title Films, Studio Canal, Universal Pictures
Anno
2008
Nazione
USA, UK
Genere
commedia
Durata
105'
Distribuzione
Universal Pictures
Uscita
16-05-2008
Giudizio
Media

Will, agente pubblicitario, è un papà poco più che trentenne di Manhattan alle prese con il divorzio. Ma questo è solo l’ultimo dei suoi problemi. Il primo e più grande riguarda sua figlia Maya e le sue pressanti domande riguardanti la sua vita prima del matrimonio e i dettagli della sua relazione con la madre.
Il tutto scatenato da una lezione di educazione sessuale a scuola… mah…
Will invece di raccontare per filo e per segno come andarono le cose, inizia ad inventarsi una storia con protagonista un giovane aspirante politico, lui stesso, alle prese con tre donne, in mezzo alle quali si nasconde l’identità della madre di Maya: Emily, la ragazza della porta accanto, fidanzatina ai tempi del liceo e forse qualcosa di più; April, apolitica, anticonformista ragazza delle fotocopie e sua migliore amica; Summer, ambiziosa giornalista, sfrontata e spensierata. E qui siamo al secondo mah…
Certamente, forse vuole essere un film sull’amore, quello romantico, non ricambiato, paterno, perduto, tra amici. Adam Brooks, sceneggiatore tra gli altri di Che pasticcio Bridget Jones, Wimbledon e French Kiss, è uno che se ne intende di affari di cuore. Il suo desiderio era scrivere una storia d’amore che abbracciasse un lungo periodo di tempo, in modo da dare la possibilità allo spettatore di essere coinvolto nel profondo dalle vicende dei personaggi e che non si limitasse a girare intorno ad un unico perno centrale, ma capace di costruire un contesto credibile attraverso l’accumulo di storie secondarie, di dettagli e particolari capaci di creare un mondo il più possibile verosimile se non vero.
Ambientato nel sottobosco della campagna delle elezioni presidenziali, - l’elezione di Bill Clinton a Presidente degli Stati Uniti, l’affare Monica Lewinsky - Certamente, forse ricalca modelli di un certo cinema del passato, con attori eleganti alla James Stewart ricordato peraltro molta da vicino dal personaggio di Will, interpretato da uno sbarbato e presto sposo di Scarlett Johansson Ryan Reynolds, e dialoghi di schermaglie amorose alla Spencer Tracy e Katherine Hepburn.
Ma troppe cose non girano per il verso giusto a partire dall’assunto di base (la storia raccontata dal protagonista alla figlia), dalla ricerca troppo insistita dell’happy ending, sino agli occhioni perennemente spalancati della piccola Abigail Breslin (Little Miss Sunshine). Aggiungete che il mistero dell’identità della madre e la ricerca del vero amore da parte di Will sono facilmente identificabili dopo pochi minuti, mentre i personaggi ce ne impiegano 90 di troppo, e avrete il quadro chiaro della situazione. A vostro rischio e pericolo. [fabio melandri]