La volpe, un'eroina popolare

Fontaine e le sue favole? «Ogni adulatore vive a spese di colui che lo ascolta ». Nella sua epoca, il XVII secolo, l’autore di questi versi utilizzava gli animali come specchio dei comportamenti degli esseri umani, per evidenziarne i tratti, mostrarne i difetti e gli altri artifici.

Da sempre la volpe nutre la letteratura, alimenta l’immaginazione, la mitologia.
In Africa, Asia, Oceania: ovunque la volpe è presente nell’inconscio, nella memoria collettiva, sotto forma di favole, di racconti, di opere diverse. Nell’antichità greca si trovano le sue prime tracce europee, come guida di Orfeo nella sua discesa agli inferi. E’ ugualmente presente presso i popoli nordici, la Finlandia, la Svezia …

Chiamata Kitsune in Giappone, spesso gratificata da nomi femminili, la volpe occupa un posto speciale nella letteratura giapponese. Grazie alla penna di numerosi scrittori prende le sembianze di spiriti magici. I suoi poteri sono molteplici, la si trova associata alla divinità del riso Inari. Può soffiare fuoco, creare illusioni, rendere pazze le persone. I manga l’hanno resa mansueta per farla diventare uno dei loro personaggi.
Da secoli le furbizie della volpe non smettono di incuriosire, di far colpo su numerosi popoli. Personaggio duplice in Oriente, può assumere i tratti della sua femmina, apparire sia con quelli di una meravigliosa fanciulla che con quelli di una terribile strega.
Ma, stranamente, il cinema non ne ha quasi mai fatto una star. Se Walt Disney l’ha trasformata in Robin Hood, molto rari sono stati i cineasti che a lei si sono ispirati. Solo Le Roman du Renard è stato adattato nel 1937 per un film in bianco e nero con delle marionette.
Mai prima di oggi, prima de La Volpe e la Bambina di Luc Jacquet, questo animale così particolare, così imprevedibile, era stato l’eroe di un film.

Strano animale, dallo sguardo apparentemente ribelle, dal naso appuntito, con una coda folta, che si muove spazzando di qua e di là, dal muso curioso, allungato. Corta sulle zampe, non più lunga di un fusto di felce, 60 cm. circa, non molto pesante, 10 chili circa, la volpe porta a spasso il suo pelo lucente in tutte le contrade del globo da diversi lustri.
Appartenente alla famiglia dei canidi, così come il lupo, il cane, lo sciacallo e oltre una trentina di altre specie, il suo nome in francese (renard), almeno fino alla metà del XVI secolo, finiva con una t e non con una d. Si scriveva, secondo le diverse regioni della Francia e i dialetti, Raynard in Vandea, Rainart, Regnard nella regione di Lione o nella Vaucluse. Come molti altri analoghi, nato dalla crasi dei due termini germanici Ragin (consiglio) e hart (forte).

In Francia la volpe ha per lungo tempo risposto al nome di Goupil, che deriva dal latino volgare vulpiculus, derivato da vulpecula (piccola volpe) e dal diminutivo di vulpes (volpe in latino classico), un termine proveniente senza dubbio dal greco. Il termine volpe, renard, si imporrà solo grazie all’impronta lasciata nella memoria collettiva dall’eroe del Roman de Renard, raccolta di brevi racconti indipendenti, talvolta in prosa, per la maggior parte in versi ottonari, scritti nel XII secolo da Pierre de Saint-Cloud, Richard de Lison e altri 28 autori circa non identificati.

Dotata di un fiuto acuto, la volpe dispone come i suoi compagni di caccia di una dentatura provvista di lunghi canini e di molari a dir poco potenti. L’insieme mette a mal partito prede vive, carogne, pesci, topi di campagna, vegetali… e rifiuti domestici. Questi ultimi «pasti» oggigiorno fanno sempre più parte della sua alimentazione. Estremamente adattabile, la volpe vive soprattutto in ambienti forestali e agricoli, ma in effetti avvicinandosi sempre di più alle grandi città, fino ad istallarvisi. Generalmente solitario, questo animale può, in funzione di alcune circostanze e dell’abbondanza di cibo, abituarsi alla vita di gruppo.
La volpe comune, Vulpes vulpes, è rossa. La sua area di diffusione è vasta: vive in Eurasia, America del Nord, Africa del Nord e Australia.

Anche altre specie di volpi figurano nelle tavole degli zoologi, come l’otocione (Otocyon megalotis) dell’Africa australe, dotato di orecchie da pipistrello che gli permettono di avere un udito molto fine, così come di un termoregolatore per il clima caldo presente nell’Africa australe; la Vulpes chama, detta “volpe del Capo”, che si trova nelle savane aride del Mozambico, in Sud Africa e in altri paesi vicini. La Alopex lagopus, detta “volpe artica”, vive nelle zone dei grandi freddi dell’Artico. La sua pelliccia le permette di affrontare temperature vicine ai - 70°, con un pelo bianco che diventa marrone in estate. La “volpe delle sabbie”, o fennec, si trova invece dall’altra parte del Mediterraneo, in Nord Africa. E’ il più piccolo dei canidi con una lunghezza del corpo che va dai 15 ai 20 cm., ma con orecchie di oltre 15 cm! Dall’altra parte dell’Atlantico, nel sud dell’America del Nord, c’è invece la “volpe grigia” (Urocyon cinereoargentus), che ha la particolarità di essere un’eccellente arrampicatrice ed è spesso avvistata sugli alberi.
Se la speranza di vita della volpe in natura si avvicina ai tre anni, alcune vivono fino a dieci anni. La volpe emette delle piccole grida stridule, guaisce. La sua femmina ogni anno a marzo può partorire delle cucciolate che vanno dai 3 ai 5 volpacchiotti, pasto apprezzato da aquile, gufi, avvoltoi e linci.
Per cacciare i roditori, la volpe pratica una particolare forma di caccia, saltando sulla preda a zampe unite.

PASCAL TREGUY, responsabile per gli animali

Come è entrato a far parte di questa avventura?
Quando ci siamo incontrati, Luc mi ha spiegato il suo progetto e tutta la fauna europea che sarebbe stata presente nel film. Sono rimasto affascinato dall’idea che i protagonisti sarebbero stati gli animali che ci circondano, specialmente quelli che si vedono raramente allo stato libero.

Come ha preparato questo film?
Leggendo la sceneggiatura, l’elenco delle diverse specie che dovevano comparire nel film era notevole, andavano dalla salamandra all’orso, passando per l’aquila o il cinghiale. Ho contattato degli addestratori specializzati, in quanto non ho animali in un serraglio o simili. Trovare l’interprete del ruolo principale era particolarmente complicato perché poca gente lavora con le volpi. La prima fase del mio lavoro è quindi consistita nel cercare delle volpi. Ho incontrato alcune persone che avevano raccolto dei volpacchiotti, che li avevano allevati, e ho proposto loro di poterli tenere per il periodo delle riprese.

Come è stato stabilito un rapporto con le volpi?

Nonostante la forte complicità che si è stabilita con le volpi, credo ancora che siano gli animali più imprevedibili. Sempre all’erta, fanno solo quello che passa loro per la testa. E’ importante capire la sensibilità e il carattere di ciascun animale per portarli a fare con naturalezza quello che c’è scritto nella sceneggiatura. Avevamo delle volpi vivaci per le scene d’azione, altre più anziane e più calme per le scene con la bambina. Alcune, come Titou, Max o Swannie facevano davvero parte della troupe. Conoscevamo le loro manie, le loro reazioni.

Cosa le ha dato questa esperienza?
Capitare con un regista che ha una tale conoscenza degli animali è il sogno di qualunque animalista, si condivide la stessa passione. Luc mi ha permesso di ottenere quello che ho sempre voluto dal mio lavoro. Questo film rispetta il carattere degli animali e li fa vedere per ciò che sono, non per quello che ci si aspetta che siano. Il suo obiettivo, in questo senso, mi stava a cuore.

 
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