I colpi della fortuna

[fabio melandri]

Woody Allen sul set di Match Point

Il film ricorda Scandalo al Sole anche se la tematica della colpa è qui maggiormente accentuata. Ha influito in qualche modo questo film nella scrittura di Match Point?
No. L’idea del film mi è venuta a casa. Pensavo che sarebbe stato interessante raccontare la storia di una persona che uccide un innocente per coprire un secondo e motivato omicidio.

Questo film dai toni drammatici è una parentesi nella sua filmografia e ritornerà in futuro alla commedia oppure dovremo abituarci a questo genere di opere?
Il mio prossimo film sarà una commedia molto leggera e mi auguro divertente, sempre insieme a Scarlett e si intitolerà Scoop. Ogni volta che mi accingo a fare un film, parto da un’idea che poi sviluppo senza sapere se si tramuterà in commedia o meno. L’unica cosa che so e di voler partecipare sempre meno in veste di attore nei miei film. Il duplice ruolo mi comporta molte problematiche mentre il solo ruolo di regia mi rende molto più libero.

La musica come sempre nei suoi lavori ha un ruolo importante. In questo in modo particolare, ce ne vuole parlare?
Il film ha diversi elementi operistici, dalla musica alla costruzione della trama medesima. I personaggi protagonisti, appartenenti all’aristocrazia inglese, sono mecenati dell’Opera, proprio come accade in America. Sapete poi tutti come sia un grande appassionato di musica ed un mediocre musicista. La cosa che più mi sorprende e quando mi invitano a suonare con la mia band in questi immensi teatri lirici davanti a migliaia di persone. Mi rendo anche conto che la gente viene più a vedermi che non a sentirmi. Se non facessi cinema, nessuno verrebbe a vedermi suonare.

Non le sembra che i personaggi risultino alla fine troppo simpatici allo spettatore e di conseguenza il male da loro rappresentato venga in qualche modo “perdonato” troppo facilmente?
Ha colto nel segno. I personaggi sono così attraenti e carismatici che possono permettersi di fare cose orribili, odiose e tremende senza inimicarsi troppo lo spettatore che continua sempre a provare simpatia per loro e tifare affinché si salvino.

Nel suo film esalta il ruolo della fortuna per spiegare il successo nella vita. Quanto peso ha avuto la fortuna nella sua carriera?
Sono sempre stato molto fortunato nella mia vita. Sin dall’inizio della mia carriera i critici sono stati molto generosi nei miei confronti. Mi sono sempre trovato nel posto giusto al momento giusto.

Lei ha sempre affermato che ai suoi film, anche quelli giudicati da molti dei capolavori, mancasse sempre qualcosa per essere definiti tali. Ci vuol dire cosa mancano per giudicarli capolavori?
E’ l’elemento del genio che manca. Molti imitano Checov per esempio, ma senza raggiungere la sua grandezza. La genialità è un qualcosa di non quantificabile, che hanno pittori, scrittori, musicisti e quant’altro. L’unica cosa che penso mi separi dalla grandezza, è me stesso.

Match Point è il suo primo film ambientato a Londra. Sia per questo che per il finale, ricorda un po’ Sabotatori di Hitchcock. E’ realmente così?
Sicuramente non si è trattato di un’ispirazione diretta. Quando cresci guardando certi autori (Fellini, Bergman, Hitchcock) è naturale che ti ispirino in seguito nel tuo lavoro. Ma è un’influenza che si fa strada piano piano dentro di te e non in modo intenzionale.

Vi è una similitudine tra Match Point e Crimini e Misfatti?
L’unico punto di contatto è l’omicidio ed i tentativi per i suoi esecutori di evitare la giusta punizione. Ma se in Crimini e Misfatti tutto ruotava intorno alla questione morale, Match Point tratta semplicemente della fortuna. Noi viviamo nell’illusione di controllare tutto. In realtà controlliamo solo una piccola parte della nostra esistenza e mai nulla delle questioni realmente importanti, come quelle relative alla vita ed alla morte.

Il suo film sembra affermare che non vi è colpa senza senso di colpa. E’ così?
Ogni giorno vengono commessi reati che rimangono impuniti. Il personaggio di Chris non è cattivo, almeno non all’inizio. Non ha intenzioni malvagie. E’ un ragazzo sedotto dal lusso, travolto dalla passione per una donna, che ad un certo punto prende una decisione sbagliata. Nel finale tenta di razionalizzare il senso di colpa che prova e lo fa citando Sofocle e la sua affermazione che ‘il dono più grande che si può fare al proprio figlio è quello di non nascere’.

Il cinema stà cambiando molto in questi anni anche se lei ci propone oggi un film che potremmo definire classico.
Ci sono due cambiamenti fondamentali in atto. Il primo è quello tecnologico. Oggi il contenuto del film è la tecnologia. Non ci sono più storie, non c’è più interesse nell’essere umano, nei rapporti umani, nei problemi degli uomini. Ma rimango comunque ottimista. Quando la novità tecnologica sarà passata, tornerà a mettersi al servizio delle storie. Oggi purtroppo a vedere i film americani in uscita è difficile trovarne di meritevoli da andare a vedere. Eppure in America abbiamo molti bravi registi e sceneggiatori. Ma quando gli studios investono centinaia di milioni di dollari su uno o due film, la loro attenzione è concentrata sul successo di quei soli due film senza porre la giusta attenzione su altri validi progetti.

 
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