La Cerimonia
Notte degli Oscar 2006? No grazie. Purtroppo avrei dovuto pormi questa domanda (e soprattutto darmi questa risposta) stanotte quando intorno alle 2:00 a.m. ho deciso, come ogni anno del resto, di seguire la pallosissima cerimonia degli Academy Awards, giunta alla sua 78a edizione. Allora c’è da dire questo: il presentatore di quest’anno, il comico (ma chi è???) Jon Stewart, famoso, solo negli Usa, tv entertainer, ha in realtà condotto la serata con molto garbo senza tralasciare qua e là gustosi guizzi comici. Insomma una serata molto contenuta, mai sopra le righe che non resterà certo nella memoria storica degli Oscar. E non solo la serata è dimenticabile. Gli stessi premi assegnati non riservano molte sorprese ma soprattutto i film candidati rivelano un livello generale davvero mediocre che dovrebbe in qualche modo preoccupare (a partire da Venezia per arrivare a Cannes passando attraverso Berlino il 2005 non è stato un grande anno per il cinema). Tutto regolare, quasi scontato dunque. Ormai un classico: dopo lo spoglio segreto dei voti, i 5800 membri dell’Academy si riuniscono per l’assegnazione delle preziose statuette al Kodak Theatre di Los Angeles, peraltro funestato la settimana scorsa da un non trascurabile incidente (una tettoia di cemento si è sgretolata sul red carpet!). Tutto a posto però durante la cerimonia. Nessun imprevisto. A parte certi premi… E certi vestiti!!! Eh sì anche l’occhio vuole la sua parte e purtroppo come accade sempre più spesso la “sfilata” sul tappeto rosso riserva sgradevolissime sorprese. Prima di passare alle nomination e ai premi vorrei fare un lapidario (è proprio il caso di dirlo!) punto della situazione sul look della serata. Jon Stewart è stato sobrio nel condurre la serata e paradossalmente la sua sobrietà si è riflessa anche sul look generale. Rispetto alle edizioni del passato (Cher docet tanto per dirne una ma la lista è infinita!) quest’anno le star si sono date un certo contegno e, a parte piccole cadute di stile (Dolly Parton in primis con tette canotto, vitino da vespa, capelli cotonati e agghiacciante abito rosa confetto di Mehar!), si può dire che non è stato il consueto kitsch a regnare sovrano. Gli uomini si sono quasi tutti salvati, a parte Tim Burton, anche se per i maschietti è più facile non cannare il look, di solito portano tutti lo smoking e vanno sul sicuro. Clooney decisamente il più elegante in smoking nero Gucci o Armani (non ha voluto svelare il mistero sai che mistero! non stiamo nella pelle per saperlo) e Ludacris, cantante-attore di colore nel cast di Crash, il più originale con un (non) classico smoking Armani in velluto nero. Per le donne è sempre più difficile: Ok Zhang Ziyi in Armani, la Kidman in Balenciaga (che però si ostina a vestire di bianco lei che è diafana come uno spettro), la Witherspoon in abito vintage Dior, Uma Thurman e Hilary Swank in Versace rispettivamente bianco e nero, si salva in corner più per come lo portava che per il vestito in sé (Dior) la Theron (il mega fiocco floreale sulla spalla davvero un pugno nell’occhio!); assolutamente out invece Amy Adams (“e chi è?” Direte voi, be’ nessuno ha visto il suo film, Junebug, in Italia ma lei è stata candidata come miglior attrice non protagonista) in un diabolico herrera marrone come il cioccolato (o qualche altra cosa meno gradevole di questo colore, chissà cosa), la povera JLo, ormai un classico del kitsch, in un tremendo tubino con strascico color verde pisello marcio firmato Rita Watnick (anche per lei è rimasto fino all’ultimo il mistero su quale abito avrebbe indossato visto che si vociferava che ben 3 stilisti italiani, Cavalli, Dolce e Gabbana e Armani le avessero mandato un abito e a tal proposito un bel chi se ne frega non ce lo toglie nessuno), la Huffman in un amorfo abito nero di Zac Posen (tipico abito da perdente), la Knightley e la Williams entrambe vestite Vera Wang, rispettivamente in viola prugna rinsecchita (con effetti collaterali su chi la vedeva simili a quelli che provoca solitamente la prugna a chi ne fa indigestione) e giallo patata del Kentucky.

I Premi
Per quanto riguarda le candidature il favorito era di sicuro con ben 8 nomination Brokeback Mountain di Ang Lee. Seguivano Good Night, and Good Luck di George Clooney e Crash di Paul Haggis entrambi con 6. I pronostici americani avevano già messo in luce un possibile ridimensionamento del western gay di Lee ed in effetti così è stato. Alla fine si è stabilizzato, come raramente accade, un certo equilibrio visto che hanno vinto 3 oscar ciascuno Brokeback Mountain (miglior regia, colonna sonora e sceneggiatura non originale), Crash (migliore sceneggiatura originale, montaggio e, a sorpresa, miglior film), King Kong (solo premi tecnici ovviamente, miglior sonoro, montaggio sonoro e migliori effetti speciali visivi) e a sorpresa Memorie di una geisha (migliori costumi, migliore scenografia e migliore fotografia). Senza sorprese il miglior attore protagonista è stato Hoffman per Capote e la migliore attrice protagonista la Witherspoon per Walk the Line (io sinceramente avrei preferito la Huffman per Transamerica).
Contentino a Clooney, premiato come migliore attore non protagonista per Syriana, immeritato a mio avviso questo riconoscimento (per me doveva vincere Giamatti che l’anno scorso era stato snobbato nonostante la grandiosa performance di Sideways). Ricordiamo che Clooney era presente con altre due candidature quest’anno: miglior regiae miglior sceneggiatura per Good Night, and Good Luck (la Weisz, già vincitrice del Golden Globe, si aggiudica l’oscar come miglior attrice non protagonista per The Constant Gardner).
I più trombati di certo Good Night, and Good Luck e Munich che sono rimasti a bocca asciutta, a mio parere ingiustamente. Spielberg ha girato uno dei suoi film migliori e pure Clooney si meritava di più. Anche The Constant Gardner è stato snobbato (il montaggio di Claire Simpson, già premio Oscar per Platoon, ma anche la fotografia che non è stata neanche candidata, a mio parere era il migliore). Ma lo sconfitto della serata è di sicuro Brokeback Mountain di Ang Lee. Peccato.
Sono però felicissimo di una cosa: il mediocre film della Comencini, La bestia nel cuore, che, non si sa bene in nome di che cosa, concorreva nella categoria per il Miglior Film Straniero non ha centrato il bersaglio. E aggiungerei grazie a Dio. Si è aggiudicato l’Oscar invece l’intenso Tsotsi del sudafricano Gavin Hood che già l’anno scorso era in nomination con Yesterday. Il superfavorito Paradise Now era troppo incandescente viste le tematiche (24 ore nella vita di un kamikaze) per vincere. Peccato per gli unici altri due italiani in nomination che non ce l’hanno fatta: la mitica Gabriella Pescucci che ha disegnato i magnifici costumi di La fabbrica di cioccolato di Tim Burton e il pisano Dario Marianelli che ha composto le musiche di Orgoglio e Pregiudizio.
[marco catola]

Crash
di Paul Haggis

Wallace e Gromit e la maledizione del coniglio mannaro
di Nick Park, Steve Box
Philip Seymour Hoffman
(Truman Capote)
Reese Whiterspoon
(Quando l'amore brucia l'anima - Walk the Line)
George Clooney
(Syriana)
Rachel Weisz
(The Constant Gardener - La cospirazione)
Ang Lee
(I segreti di
Brokeback Mountain )
Larry McMurtry, Diana Ossana
(I segreti di Brokeback Mountain)
Paul Haggis, Bobby Moresco
(Crash)
Dion Beebe
(Memorie di una Geisha)
Hughes Winbo
(Crash)
John Myhre
(Memorie di una Geisha)
Howard Berger, Tami Lane
(Le cronache di Narnia)
Colleen Atwood
(Memorie di una Geisha)
Gustavo Santaolalla
(I segreti di Brokeback Mountain)
It’s Hard Out Here for a Pimp
(Hustle & Flow)
Il suo nome è Tsotsi
di Gavin Hood (Sud Africa)
La marcia dei Pinguini
di Luc Jacquet, Yves Darondeaua
Mike Hopkins, Ethan Van der Ryn
(King Kong)
King Kong
King Kong
 

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