Scritti sull'arte
Titolo originale
Ecrits sur l'art
Autore
Mark Rothko
Anno
2006
Editore
Donzelli

Si prova una strana sensazione a leggere questo libro, ci si estrania per qualche istante dalla propria mente, dalla propria idea di arte per entrare in un universo contorto come la psiche inesplorata di un bambino, quella di Rothko. Il volume raccoglie tutti gli scritti di Rothko dal suo debutto, nel 1934, fino al 1969, un anno prima del suo suicidio. Tema centrale è l’infanzia, la stessa sfera umana in cui attingeva l’autore (nato a Dvinsk, Lettonia nel 1903), il quale ha creato un’arte composta da colori molto spesso primari, staccati nettamente fra di loro. Il contrasto è un elemento essenziale per l’artista che a soli dieci anni emigra a Portland (Oregon) ed incontra “La terra promessa”, “Il Nuovo Mondo”. Colori che si fronteggiano ma che al loro interno contengono una svolta, un croma diverso, eversivo (si veda per esempio la copertina del libro). Infanzia e contrasto sono termini primordiali, primitivi, e quest’ultima per Rothko è la parola chiave: “il primitivismo è lo sfruttamento del pittoresco sotto la veste incantevole dell’ingenuità”. Questa frase racchiude mille misteri ed arcani di carattere terminologico. Il primitivo è semplice, basilare, come “l’incantevole ingenuità”, la stessa che pervade l’infanzia. Il pittoresco non è decadente o trascurato ma sintomatico di genio e furore artistico, di volontà di travolgere tutto, di renderlo vivo. Il Romanticismo ha insegnato. Il concetto di “pittoresco” male si adatta alle regole dell’Università che Rothko intraprende e poi lascia tra il 1921 ed il 1923. Poi vi è la vita, la stessa che traspare nel libro, nelle lettere che l’autore scrive ai suoi amici, dove si scopre un uomo attaccato alla vita, ai suoi colori e alla sue contraddizioni. Barnett Newman diventa il custode cartaceo del furore creativo e della fantasia del pittore. Si rimasto colpiti dalla quotidianità che ammanta Rothko, da parole che ci permettono di immaginare facilmente la sua vita. Un’esistenza semplice e priva di fronzoli, sempre a contatto con una realtà vista come buffa e poco soddisfacente. Meglio rifugiarsi nella ricerca del “Mito”, elemento che torna quasi ciclicamente nel libro di Rothko. Un’altra dimensione dunque, uno stadio che si esula dalla contemporaneità e dove tutto può essere inventato. [alessio moitre]

Violet, Black, Yellow on White and Red, 1949

 

Mark Rothko nasce a Dvinsk ( Lettonia ) nel 1903 ed a soli dieci anni si trasferisce negli Stati Uniti, a Portland. Viene ammesso all’Università di Yale nel 1921 ma lascia gli studi due anni più tardi. Nel 1926 è a New York come studente della Arts Students League per soli tre mesi.
Nel 1929 espone per la prima volta le sue opere e nel 1934 entra a far parte della Secession Gallery e contribuisce attivamente alla creazione del gruppo artistico “The Ten”. Nel 1945 ha l’onore di vedere esposte le sue opere alla galleria Peggy Guggenheim. Muore suicida nel 1970.