Chiacchere di un imbrattatele
Titolo originale
id.
Autore
Paul Gauguin
Anno
2001
Editore
Abscondita
Prezzo
Euro 11,00

Il pittore Paul Gauguin era un uomo attento e scrupoloso tanto da non scartare nulla della sua epoca. Analizzando chirurgicamente gli artisti dei suoi tempi il francese passa poi al suo lavoro, particolarmente alternativo rispetto alla massa. Diventi critico e a tratti cattivo con i veri critici, gli stessi che lo hanno stroncato e deriso.
Chi scrive si trova in imbarazzo ad ammettere che molte sue affermazioni toccano le corde dell’anima e fanno discutere ancora oggi. “L’artista deve guardare all’avvenire, mentre il critico cosiddetto colto è unicamente a conoscenza del passato. E del passato cosa conosce se non un catalogo di nomi?”.
Gauguin è l’arte futura, la nuova scintilla che infiammerà il domani, il critico è il passato, il grande inquisitore che stronca il progresso artistico. È tutto si riduce ad una sequenza inanimata di nomi. La fine dell’arte insomma.
Il critico è un saccente uomo che non ama e che conosce ogni cosa (o per lo meno, lui crede di sapere). Sagace, cinico, si avverte del rancore nelle sue di Paul, un bisogno di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Ma non si ferma qui. Cita nomi, personaggi, amici e nemici, non è una “zuppa” in cui tutto si mischia ma un piatto freddo dove gli elementi sono ben distinguibili.
Non vi sono modelli unici ed universali, pittori di riferimento, alle soglie del novecento ogni strada deve essere battute ed intrapresa. L’importante è la libertà d’espressione senza critica futile e fustigatrice. Una pittura semplice e spontanea, aggraziata un poco primitiva come lo erano le donne polinesiane di Gauguin.
Le parole dell’artista francese risentono di una certa filosofia di vita, di una ricerca personale che ben s’inquadra nella sua esigenza di distaccarsi da un mondo europeo troppo complesso nei suoi limiti.
Barriere quest’ultime nate da “un’immensa mediocrità” (frutto anche di cecità intellettuale) risultato di una scuola incapace di fornire una didattica adeguata alla formazione delle nuove coscienze critiche del domani. Gauguin non vuole nel suo libro ergersi a paladino della pittura ma intende semplicemente assicurarsi che vi sia una speranza per il futuro, che la sperimentazione non muoia con la fine delle sua epoca. Paul non è un semplice imbrattatele, come vorrebbe farci pensare ma a mio avviso è un fine letterato dotato di ottima tecnica ed un libero pensatore che “profuma” di filosofo. Una filosofia non solo pittorica ma soprattutto esistenziale.
L’elenco finale di artisti in chiusura del libro sono un omaggio ai citati ed uno sgarbo senza scuse tardive agli esclusi (che c’è da scommettere, si sono risentiti del torto).
Gauguin non amava le vie di mezzo, perché nella sua vita o si è critico o artista, la via di mezzo non può esistere.
[alessio moitre ]

 

Paul Gauguin

 


Paul nasce a Parigi il 7 giugno del 1848, alla giovane età di diciassette anni, causa una bocciatura all’ Ecole Navale si imbarca a Le Havre e compie un viaggio di quattro mesi.
Nel 1867 muore la madre, figura emblematica per Paul.
Entra in contatto con Camille Pisarro e frequenta l’accademia Colarossi, siamo nel 1874.
Nel 1879 comincia a frequentare il circolo degli impressionisti, dove spiccano i nomi di Manet, Degase e Renoir.
Agli inizi dell’ottocento comincia frequentare Van Gogh e comincia a sognare la Martinica e la Polinesia.
Nel 1890 parte per Tahiti che lo strega subito con i suoi colori e le sue favole, il suo pot-impressionismo sboccia in tutta la sua bellezza.
Causa vari problemi fisici ed economici torna in Francia ma già nel 1895 torna nella sua amata Polinesia, anche se è di salute precaria. Dopo varie traversie burocratiche e sanitarie Paul si spegne nel 1903 nell’isola di Hiva Oa. Tre anni più tardi vi sarà la sua prima retrospettiva